Quello che mi spetta

L.M. - 25 Ottobre 2010
Quello che mi spetta di Parinoush Saniee. 426 pag. 19,60 euro. Garzanti editore

di Luigi Riccio

RECENSIONI. Quello che mi spetta è una doppia storia. La prima racconta la vita di una giovane ragazza iraniana, che al primo innamoramento, appena accennato – sguardi, due lettere, non di più – viene picchiata, rinchiusa in casa dai suoi fratelli, e costretta a sposarsi in fretta e furia con un uomo che non ha mai visto prima. Masum, che in lingua farsi significa “innocente”, si ritrova giovanissima al fianco di un marito rivoluzionario, così preso dai suoi ideali da abbandonarla totalmente al suo destino di moglie sola e madre di tre bambini.
La seconda storia, che ha sempre Masum come protagonista, è quella che si muove attorno agli avvenimenti più importanti avvenuti in Iran negli ultimi quarant’anni. Quando Masum sposa Hamid, al potere c’è ancora lo scià, inviso sia dai gruppi religiosi che da quelli comunisti. Hamid fa parte di quest’ultimo: siamo nel 1978. Nonostante le abissali differenze, tutti i movimenti decidono di fare un fronte unico contro il nemico comune. Tutti uniti, raggiungeranno il fatidico 1979, anno della fuga dello Scià e della vittoria della Rivoluzione. Solo che, appena le acque ritornano calme, le differenze tra le varie anime iraniane ritornano a galla, dimostrandosi inconciliabili. La nuova Repubblica, grazie anche al ritorno di Khomeini, viene fondata sull’Islam. Per questo, Hamid e i gruppi comunisti continuano la loro lotta contro “l’oppio dei popoli” – la religione – ritornando in prigione sotto gli Ayatollah e giustiziato per aver rinnegato Dio.
E qui ritorna la storia di Masum, della donna sola, forte. Durante la rivoluzione, essendo stata la moglie di un uomo finito nelle carceri dello Scià, è trattata alla stregua di un’eroina; adesso, si ritrova ad essere la vedova di un uomo condannato a morte per aver oltraggiato Dio. Le possibilità di una vita migliore si chiudono all’istante. I sogni di finire l’università, nonostante i tre figli, si infrangono contro il rigetto della richiesta di iscrizione. La sua vita sembra finita, di nuovo. Fino allo scoppiare della guerra Iran-Iraq, in cui l’arruolamento del suo secondo figlio la rende “degna” agli occhi del nuovo regime.
Quello che mi spetta è la storia di una donna in un Paese in cui essere tale significa esserlo per qualcun altro – per i genitori, i fratelli, il marito, i figli – mai per sé. Un sacrificarsi ai voleri, ai desideri, “all’onore” altrui, non avendo mai la possibilità di scegliere qualcosa per il proprio bene. Alla fine della storia, Masum rincontra lo stesso uomo per cui i suoi fratelli l’avevano picchiata e obbligata a sposarsi con Hamid; l’amore si è mantenuto intatto, ma stavolta, nonostante l’assenza dei genitori, dei fratelli, del marito, ci sono i figli, troppo presi dal loro “onore” per poter considerare legittimi i desideri di una donna che ha sacrificato tutta la sua vita per gli altri. Ancora una volta, Masum è costretta a lasciar perdere. Nonostante i sentimenti puri, le convinzioni, si ritrova priva di quella forza e di quella lucidità per immaginarsi diversa da come gli altri pretendono che sia.