Dove sono finiti gli arrestati di Brescia?

L.M. - 13 Novembre 2010
Gli arrestati di Brescia sono nei CIE di Gradisca d’Isonzo, Torino e Milano
di Macerie

DOPO LA PROTESTA. Qualche novità, intanto, dai Centri dove sono stati trasferiti i senza-documenti rastrellati nelle strade di Brescia l’altra mattina. Intanto, gli ultimi di loro dei quali non si avevano ancora notizie precise sono stati trasportati uno dentro al Centro di Gradisca d’Isonzo e l’altro a Torino. Per i reclusi di Torino e di Milano ieri mattina si sono espressi i Giudici di Pace, che hanno ovviamente convalidato il trattenimento: già condannati per non aver lasciato l’Italia in seguito ad un ordine di espulsione emesso perché irregolari, infatti, i reclusi non hanno più la possibilità di regolarizzarsi.

Solo uno, tra tutti, potrebbe avere qualche possibilità legale di essere liberato nei prossimi giorni. Per gli altri, la deportazione è semplicemente un fatto tecnico da organizzare con la collaborazione dei Consolati (egiziano soprattutto, ma anche tunisino e pakistano) e delle differenti compagnie aeree. È chiaro, il Ministero potrebbe pure “congelarli” per qualche mese, in attesa che si calmino un po’ le acque; ma, almeno dall’aria che tira fino ad adesso, non sembra proprio che Maroni si faccia grossi scrupoli, per cui i rimpatri potrebbero essere veramente una questione di giorni, a meno che non si riesca a porre con più forza la questione. Per adesso, grazie alla notorietà del loro caso, i sette bresciani rinchiusi a Torino sono trattati con i guanti. Divisi in due gruppi, nell’area rossa e nell’area gialla, non hanno niente da lamentare rispetto al trattamento subito dietro le sbarre. Fuorché il fatto stesso di essere dietro le sbarre, ovviamente, e di aspettare da un giorno all’altro di essere deportati.


Sull’assenza di scrupoli di Maroni, la dice lunga la situazione del ragazzo indiano che ieri (11 novembre, ndr) è sceso dalla gru di Brescia. Sono passate ventiquattro ore e non si sa ancora che fine ha fatto, se non che è nella mani della polizia. Insomma: di questi tempi, soprattutto per chi è senza documenti, la cima di una gru è il posto più sicuro dove stare, l’unico dove non devi aver paura che da un momento all’altro ti arrestino e ti deportino. Alla faccia del lungo elenco di sigle sindacali e associazionistiche di Brescia (tra tutte Cgil, Cisl, Uil, Arci, Azione Cattolica e Acli) che hanno chiesto ai cinque che resistono sulla gru di… scendere!

Aggiornamento ore 18.30. Dov’è finito Singh una volta sceso dalla gru? In stato d’arresto, ovviamente, per violazione della legge Bossi-Fini. Processato per direttissima, ha patteggiato 6 mesi di reclusione e il giudice ha dato il nulla osta alla sua espulsione. Poi, secondo le agenzie, è stato «rimesso in libertà»: visto che però nessuno lo ha ancora visto in giro non sappiamo se «rimesso in libertà» sia un modo come un altro per dire «trasferito in un Cie». Sia come sia, era più sicuro starsene sulla gru.

Aggiornamento 12 novembre. Ovviamente Singh non è ancora ricomparso: la sua posizione, dice la Questura, «è ancora al vaglio». Dopo molte pressioni, poi, dalla gru stamattina è sceso pure Papa, un ragazzo senegalese. Vedremo cosa ne sarà di lui, anche se sembra abbia qualche possibilità in più di cavarsela senza una espulsione immediata. I ragazzi rimasti sulla gru, intanto, stanno facendo uno sciopero della fame di fatto: non si fidano più dei cuochi poliziotti e di quelli della Caritas, ma la Questura sta impedendo con forza ai solidali di fornire loro direttamente il cibo. In più mancano coperte, che la polizia vieta di portar su, e pure i medici non possono più salire per controllare le condizioni di salute, e non è possibile neanche fare arrivare batterie cariche di cellulari lasciando i ragazzi di fatto isolati. L’assedio si stringe, insomma.