La nomade che amava Alfred Hitchcock

L.M. - 15 Novembre 2010
La nomade che amava Alfred Hitchcock. Di Igiaba Scego. 159 pag, 8,50 euro. Sinnos editore
Di Luigi Riccio

RECENSIONI. Parla di sua madre, Igiaba Scego, scrittrice italiana di origine somala, in questo libro. Dalla sua infanzia da nomade al trasferimento a Mogadiscio, dal suo matrimonio con un esponente politico (nella parentesi democratica del paese) alla fuga dopo il colpo di stato di Siad Barre, fino al suo arrivo in Italia. E la sua storia diventa un pretesto per raccontare la sua terra; che non è solo guerra, morte e carestia, ma tradizioni, storia, cultura. Un paese, in realtà, molto più legato al nostro di quanto si creda: da giovane, la madre della Scego a scuola studiava le poesie di Pascoli; in geografia, i fiumi della Lombardia; in storia, Cavour e le altre figure risorgimentali.

L’Italia ha rimosso, macerato nel buco nero dell’oblio il proprio passato coloniale, ma i resti, nella Somalia odierna, sono ancora visibili. E in questo breve racconto l’essenza di quella terra trapela, oltre dalle vicissitudini della madre che rappresenta in sé un pezzo del suo cosmo (il nomadismo è intrinseco alla cultura somala), dai suoi aneddoti, dalla sua religione (l’Islam, religione della pace), dai suoi costumi e, perché no, anche dalle sue ricette.
La scrittura, semplice e briosa, si presta a lettori sia giovanissimi che a quelli più grandi e, grazie al testo bilingue (italiano e somalo), si crea un ponte tra le due realtà. Le immagini accompagnano il testo, fornendogli un ritmo intriso di fiaba, o meglio lo è, una fiaba, manca solo il “c’era una volta”. E il lieto fine, che in questo caso sarebbe la Somalia senza più guerre. Ma, a questo proposito, il vuoto è colmato dalla speranza: questa sì, forte, per un futuro migliore.