Nuovo appello per salvare i profughi eritrei prigionieri nel deserto del Sinai

L.M. - 29 Novembre 2010

Padre Mussie Zerai, presidente dell’associazione Habeshia si rivolge a Frattini e al governo egiziano: “Mi auguro che l’Egitto non solo si adoperi per salvarli, ma anche che non li rispedisca nel loro Paese, dove finirebbero in prigione”
di Redattore Sociale


L’APPELLO. Italia e Egitto intervengano per salvare gli 80 eritrei prigionieri nel deserto del Sinai. Padre Mussie Zerai, presidente dell’associazione Habeshia, lancia di nuovo un appello al ministro degli Esteri Franco Frattini e al Governo egiziano: “Chiedo il loro intervento perché si verifichino le condizioni dei profughi e si faccia di tutto per salvare la loro vita”.
Martedì padre Zerai aveva raccolto telefonicamente la richiesta di aiuto di uno dei profughi, che sono prigionieri dei trafficanti che li stavano portando clandestinamente in Israele. I profughi hanno già pagato 2 mila dollari ciascuno, ma una volta arrivati nel deserto i trafficanti hanno preteso altri 8 mila dollari. “Sono incatenati e fino a quando i parenti non invieranno i soldi non li lasceranno”, racconta padre Zerai.


Il sacerdote ha cercato sia ieri che oggi di mettersi di nuovo in contatto con i profughi, ma senza successo. “Il cellulare da cui mi avevano chiamato risulta staccato – spiega -. Per questo è necessario intervenire al più presto”. Padre Zerai chiede anche garanzie per i profughi. “Mi auguro che l’Egitto non solo si adoperi per salvarli, ma anche che non li rispedisca nel loro Paese, dove finirebbero in prigione”.