Sudafrica: a 16 anni dalla fine dell’apartheid, le terre restano ai bianchi

L.M. - 30 Novembre 2010
I sudafricani di colore devono ancora raccogliere i frutti della riforma della terra. Nel 1994 il 90% della terra era posseduta da bianchi, che costituivano meno del 10% della popolazione. Ad oggi, solo il 6% è tornata alle persone di colore
di Zachary Ochieng

NAIROBI. Una combinazione di cattiva gestione e politiche inappropriate continua a negare ai sudafricani di colore la possibilità di trarre beneficio dalla terra che gli è stata assegnata in base al programma nazionale di riforme della terra.

Quello che sarebbe stato un obiettivo nobile, cominciato alla fine dell’apartheid nel 1994 aveva lo scopo di consegnare il 30% della terra agricola commerciale alla maggioranza di colore entro il 2014, nel tentativo di raggiungere un giusto equilibrio razziale nella distribuzione della terra. Nel 1994, alla fine dell’apartheid, quasi il 90% della terra in Sudafrica era posseduta dai sudafricani bianchi, che costituivano meno del 10% della popolazione. Ma 16 anni dopo, le riforme devono ancora portare frutti, con analisti che mettono in dubbio l’efficacia e la sostenibilità della riforme della terra nella nazione Arcobaleno. Il presidente Jacob Zuma riconosce che le riforme della terra non si sono tramutate nei benefici socio-economici che ci si aspettava.

“Non hanno fornito i benefici socio-economici previsti per tutti i destinatari del programma – ha detto al Parlamento il presidente Zuma -. Questo è il risultato, fra le altre cose, della debolezza istituzionale in generale nella gestione, nelle politiche e nella legislazione sulla terra”.
In particolare, il modello del “willing-buyer, willing-seller” (acquirente-volontario, venditore-volontario) per il trasferimento della terra non ha prodotto i risultati desiderati, suggerendo la necessità di nuovi metodi di redistribuzione della terra alla maggioranza di colore. La sicurezza alimentare della nazione e di gran parte della regione è già in crisi in seguito alla diminuzione di investimenti nell’agricoltura provocati dal riacquisto delle aziende agricole commerciali.

A causa della mancanza di fondi per acquistare la terra, il governo non è riuscito a raggiungere l’obiettivo del 2014 di trasferire il terreno commerciale coltivabile ai contadini di colore. Il risultato è che solo il 6% della terra agricola è tornato alle persone di colore. Su questo sfondo, il governo è costretto a ricominciare da capo, carezzando l’idea di una nuova politica sulla riforma della terra, così come di un progetto di legge sul Godimento della terra mirante a proteggere i diritti di proprietari terrieri, agricoltori ed occupanti.
Il processo di riforma della terra in Sudafrica si è reso necessario in seguito all’Atto sulle terre indigene del 1913 che proibiva la costituzione di nuove operazioni agricole, la mezzadria e prestiti di denaro alle le persone di colore fuori dalle riserve dove erano costretti a vivere. Di conseguenza, il Congresso nazionale africano (Anc) ha promesso la restituzione della terra subito dopo la sua ascesa al potere nel 1994. Oltre alla restituzione, il processo di riforma della terra si è concentrato sulla riforma del godimento della terra e sulla sua redistribuzione.

La restituzione, con la quale il governo offre un compenso monetario agli individui che erano stati rimossi a forza, è stata un fallimento, e la politica è ora stata sostituita con la redistribuzione, che assicura il possesso della terra.
Mentre la redistribuzione ha funzionato in vari paesi del mondo, in Sudafrica la sua implementazione ha incontrato molti problemi in quanto molti proprietari non vedono realmente la terra che stanno acquistando, per non parlare del fatto che sono esclusi dall’intero processo di trattativa e di acquisto. Di conseguenza il governo dell’Anc nel 2000 è stato costretto a cambiare tattica ed ha optato per un processo di proprietà decentralizzata. Entro il 2006, il governo dell’Anc aveva intrapreso l’espropriazione della terra. Ma al contrario dello Zimbabwe dove non c’era risarcimento per coloro ai quali la terra veniva espropriata, il governo sudafricano si è impegnato a fornire una giusta quantità di indennizzo.

Nonostante queste mosse verso la decentralizzazione ed altre promesse grandiose, in Sudafrica ancora rimane un ampio squilibrio, con i sudafricani di colore ancora espropriati della terra e molti senzatetto. In sostanza, il governo non ha ancora trovato una soluzione per un sistema efficace di godimento della terra.
Il Tips è un istituto di ricerca economica indipendente e non-profit con base a Pretoria. In uno studio chiamato Misura del contributo della riforma sulla terra allo schema di crescita in favore dei poveri del Sudafrica, l’istituto afferma che dopo più di 15 anni di riforme della terra, è legittimo domandarsi fino a che punto il programma di riforma abbia efficacemente ed in maniera sostenibile migliorato la vita della gente in Sudafrica. Lo studio esamina i progetti di riforma della terra con una certa attenzione verso la loro effettiva implementazione sul campo, per valutare il contributo della riforma sulla terra alla traiettoria di sviluppo e al percorso di crescita in favore dei poveri del Sudafrica.

Lo studio mostra che, finora, la riforma della terra non ha cambiato in maniera significativa gli aspetti socio-economi

ci delle vite della grande maggioranza dei beneficiari, non ha portato ad una distribuzione significativa del reddito e alla messa in discussione del percorso di crescita in favore dei poveri che il Sudafrica ha adottato. Basato su una più ampia indagine empirica riguardante la valutazione di tutti i programmi di riforma della terra, con particolare attenzione ai risultati riguardanti i progetti di riforma della terra del comune di Mole-mole nella provincia Limpopo, lo studio sostiene che su 42 progetti vagliati, solo due mostrano uno sviluppo significativo, 20 sono stati completamente abbandonati o non mostrano alcuna attività, economica o sociale.

Nel contesto di un’ampia definizione di sviluppo, solo lo 0,4% dei beneficiari ufficiali stanno traendo vantaggio dai progetti; quelli che mostrano un significativo miglioramento della qualità della vita sono ancora meno. Allo stesso tempo, la riforma della terra ha causato un 89.5% di decrescita della produzione e molte perdite di lavoro nelle aziende agricole colpite.

Secondo la ricerca, diversi fattori in particolare sono causa di questi pessimistici risultati. In primo luogo, è messa in dubbio la fattibilità dei progetti di riforma della terra (difficili condizioni economiche, isolamento, ecc…). In secondo luogo, le strutture istituzionali non adatte al livello del progetto portano ad incongruenze legali (causando ostacoli nell’accesso ai servizi – in particolare finanziari), strutture di potere, importanti conflitti intra-comunitari, cattiva gestione e uso inappropriato delle risorse. In terzo luogo, è emersa una mancanza di azione collettiva e di contatti istituzionali, che ha portato all’isolamento istituzionale. “Infine, il processo di riforma della terra è caratterizzato da pesantezza amministrativa, incapacità e mancanza di trasparenza che causano estremi ritardi, crollo dei progetti, incapacità ma anche mancanza di servizi adatti e coordinati in un ambiente di distorsione”, afferma lo studio.
Il Sudafrica ha redistribuito solo il 4% della terra a cittadini precedentemente svantaggiati. Tuttavia, a causa dei pregiudizi storici e al fatto che la terra in Sudafrica riflette il clima socio-politico, la riforma della terra deve continuare e lo farà. Sono quindi necessarie delle soluzioni per superare questi fallimenti.

Lo studio raccomanda in primo luogo che venga riconsiderata la struttura della riforma della terra, per adottare un approccio duplice che unisca la terra privata con quella collettiva. Suggerisce inoltre lo sviluppo di strutture istituzionali più specifiche e quindi più adatte al livello del progetto, così da far fronte in maniera più appropriata ai bisogni dei beneficiari; la necessità di migliorare l’azione collettiva per evitare l’isolamento istituzionale; ed una forte struttura istituzionale onnicomprensiva e coerente, che includa sistemi di monitoraggio e controllo per integrare il progetto di riforma della terra in una cornice istituzionale coordinata, adatta e trasparente.
Sebbene queste raccomandazioni non siano del tutto complete, nondimeno evidenziano alcuni degli aspetti che è necessario considerare per ottenere il successo necessario per la riforma della terra in Sudafrica in un contesto di sviluppo e di crescita sostenibile e a vantaggio dei poveri.