Eritrei minacciati: espianto dei reni per pagare il riscatto

L.M. - 3 Dicembre 2010

La situazione nel deserto del Sinai peggiora di giorno in giorno. Habeshia: “Ieri quattro di loro sono stati portati via dai loro carcerieri”. Sei uccisi nei giorni scorsi (Ascolta)

di Redattore Sociale

ATTUALITA’. Per gli 250 eritrei prigionieri dei loro trafficanti nel deserto del Sinai la situazione diventa di giorno in giorno sempre più drammatica: “Ieri quattro di loro sono stati portati via dai loro carcerieri -racconta padre Mussie Zerai-.
Agli altri i trafficanti hanno detto che sarebbe stati operati in un ospedale per espiantare loro un rene visto che non potevano pagare”. Questa mattina padre Zerai, che per primo la settimana scorsa ha lanciato l’allarme sull’odissea dei profughi eritrei, è riuscito di nuovo a mettersi in contatto con loro (alcuni hanno ancora cellulari funzionanti) “e mi hanno detto che i quattro non erano tornati. Non sanno se effettivamente siano stati portati in ospedale, certo è che la minaccia è terribile”.

Ieri scadeva l’ultimatum dei trafficanti ai profughi: i parenti avrebbero dovuto inviare almeno 8mila dollari, che si andavano ad aggiungere ai 2mila dollari già pagati per il “passaggio” nel deserto verso Israele. “Sono stati tutti bastonati”, racconta il sacerdote e fondatore dell’agenzia di cooperazione Habeshia (habeshia.blogspot.com). Il 29 e il 30 novembre sono stati uccisi 6 profughi, massacrati di botte perché avevano tentato di scappare. Da una quindicina di giorni vengono tenuti legati con le catene. “Da quel che mi ha riferito il sottosegretario agli esteri Stefania Craxi -racconta padre Moshe Zerai-, la Farnesina ha contattato il Governo egiziano perché intervenga. La stessa cosa ha fatto l’Unhcr (l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, ndr). Ora solo l’Egitto può salvarli”.