London River

L.M. - 17 Dicembre 2010
London River di Rachid Bouchareb. Selzione ufficiale Berlin International Film Festival. 87 minuti (Rossana Campo su London River)
di Luigi Riccio
CINEMA. Londra 2005: l’Inghilterra è sconvolta da una serie di attentati sui mezzi pubblici della città. La signora Sommers vive su un’ isola della Manica ma a Londra c’è sua figlia. Non riuscendo a contattarla, parte e si dirige a casa sua, dove non la trova. Va dalla polizia, fa il giro degli ospedali alla ricerca del suo nome tra quelli dei feriti. 

Anche Ousmane sta cercando suo figlio. Solo che a differenza della signora Sommers lui non lo conosce per niente: l’ultima volta che l’ ha visto aveva sei anni, prima che partisse alla volta della Francia. E’ lì perché sua moglie, dall’Africa, l’ha pregato di cercarlo.

Ousmane, tramite un imam della zona, riesce a recuperare la foto di suo figlio, e comincia le ricerche. Per caso, incontra la signora Sommers mentre affigge volantini con la foto della figlia: guardandola, Ousmane crede di averla già vista. Ma dove? Prende la foto che ha in tasca, la guarda: suo figlio, seduto sui gradini della moschea, è accanto ad una ragazza inglese: lei.
Si mette in contatto con la signora Sommers, ma quando si incontrano e lei vede quella foto, la sua reazione è brutta: perché sua figlia è seduta sul sagrato di una moschea con un musulmano? Va via in malo modo, quasi spaventata dalla figura di Ousmane. Ma ormai le loro vite sono legate: le ricerche si incrociano, ovunque vada lui sbuca lei. Il motivo è semplice: i loro figli hanno una relazione.
Nonostante sia ancora spiazzata dalle novità (una figlia probabilmente convertita all’Islam, che studia l’arabo e frequenta la moschea), le sue resistenze contro Ousmane si ammorbidiscono. Lo invita a stare nella casa di sua figlia (che poi si scopre anche di suo figlio) e uniscono le forze nelle ricerche. Pian piano, dallo sguardo rigido di lei la comprensione fa capolino e oltre all’apparenza esotica di Ousmane vede una persona rincorsa dagli stessi incubi, pregiudizi, errori: una persona normale, insomma; che nutre la stessa diffidenza di lei, e per gli stessi motivi, solo che al contrario.
Dopo giorni di tentativi a vuoto, l’imam giunge con una notizia: i ragazzi hanno prenotato un viaggio in un’agenzia dietro l’angolo. Ousmane e la signora Sommers corrono: è vero, hanno comprato un treno per Parigi, e secondo gli orari di partenza non potevano essere sui luoghi degli attentati. Esultano, felici: i loro figli sono salvi, in vacanza. Entrambi chiamano le rispettive famiglie e si preparano a ritornare da dove sono venuti: lei nella Manica, lui in Francia. Solo che al ritorno a casa, la polizia li sta aspettando fuori dalla porta: i calcoli che hanno fatto, purtroppo, sono sbagliati. I loro figli erano sull’autobus esploso.