L’idealizzazione erotica dell’africano

L.M. - 15 Gennaio 2011
Minime africane
di Daniele Mezzana

RUBRICHE. Definire l’essenza di una persona con una sua particolare componente: succede spessissimo in generale, e anche quando si parla degli africani. Ad esempio, in una foto di Robert Mapplethorpe (cui si accede dall’articolo nel link qui sotto) si vede il fallo di un africano spuntare prepotentemente da un elegante pantalone di foggia occidentale. Come nota Kobena Mercer, in quello scatto lo sguardo estetico-erotico dell’eccentrico autore richiama e riproduce un diffuso stereotipo. Infatti, avviene una sorta di “riduzione ontologica” del nero (in questo caso, maschio) come essere definito esclusivamente, per essenza, dalla sua ipersessualità.

Inutile dire che esistono studi sessuologici comparativi che smentiscono questa rappresentazione, ridicolizzata anche da Franz Fanon a suo tempo. Prevalgono, invece, le dicerie e le barzellette sul nero irriducibilmente diverso, anche in questo campo: affascinante ma mostruoso, incontenibile, dunque pericoloso per se stesso (l’AIDS…) e per gli altri.
Ma in quella foto c’è anche un altro stereotipo all’opera, più sottile e pericoloso: l’incapacità del nero ad accedere alla civiltà, perché, metaforicamente, proprio non riesce ad entrare nei nostri vestiti.

Foto dal sito: www.nigerbend.com/catalog/mini_Nakepenistopmask.jpg