Altre Rosarno: la condizione degli immigrati a Castel Volturno

L.M. - 20 Gennaio 2011
Castel Volturno (CE): 25 mila abitanti di cui un terzo costituito da cittadini stranieri. Oro umano per l’agricoltura, l’allevamento e l’edilizia che possono disporre di manodopera a costi tre volte più bassi
di Luigi Riccio
ATTUALITA‘. Castel Volturno è una cittadina di venticinquemila abitanti in provincia di Caserta. Ex luogo di villeggiatura della classe bassa napoletana e casertana, è passata ad essere in trent’anni una città, assieme a tutta l’area, tra le più sature di manodopera extracomunitaria ( un terzo della popolazione è costituito da cittadini stranieri). 

I primi flussi risalgono agli anni ’80 quando gli immigrati erano esclusivamente impiegati nel campo dell’agricoltura. Fin qui il lavoratore straniero era stagionale ed entrava con un permesso di lavoro di breve scadenza. In seguito, con l’ossessione dell’abbattimento dei costi fissi -cioè di quelli del lavoro- anche i settori come quello dell’edilizia e dell’allevamento tesero le braccia agli immigrati, per ricevere parità di prestazioni a fronte di stipendi tre volte più bassi. Le principali comunità rappresentate sono i nigeriani e ghanesi seguiti da marocchini, tunisini, algerini, egiziani e infine da indiani e pachistani. I primi due gruppi sono adoperati principalmente nell’agricoltura e nell’edilizia, dove per undici ore di lavoro viene corrisposto un pagamento che varia dai 15 ai 35 euro. Per il terzo gruppo, costituito da indiani e pakistani, parlare di rapporto lavorativo è quasi un eufemismo. Impiegati nell’allevamento per il loro particolare tatto nei confronti del bestiame, spesso vivono in condizioni di totale schiavitù, costretti “a vivere nelle stalle insieme agli animali (…) senza la possibilità di uscire liberamente e (…) sottoposti ad orari estenuanti”.
Il 2010 ha registrato un aumento di spostamenti verso Castel Volturno – dal nord a seguito della crisi economica e dal sud, da Rosarno, dopo la rivolta di gennaio-. Se quest’area continua ad attirare manodopera è perché, oltre a presentare una domanda costante di lavoro a basso prezzo, è anche il luogo dove i caporali delle altre zone della Campania vengono a “rifornirsi” di braccia forti e senza diritti. Infatti, oltre Caserta e provincia, gli immigrati vengono spostati a Napoli, Pianura, Giugliano, Aversa, Villaricca, Varcaturo. Varie associazioni hanno denunciato casi in cui i lavoratori non sono stati pagati subendo pure minacce e violenze dai propri datori di lavori. Mentre l’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) ha rivelato un sistema di truffe in occasione del procedimento di regolarizzazione del settembre 2009, in cui molti datori di lavoro hanno intascato somme dai 500 ai 4500 euro vuoi chiedendo a metà della procedura altri soldi per continuare vuoi non presentando per niente la domanda di emersione e tenendo per sé i guadagni.
La situazione di Castel Volturno, come di altre zone nel Paese, dimostra l’infondatezza della vulgata leghista che riduce l’immigrazione alla clandestinità e quest’ultima alla criminalità. Punto primo, i lavoratori immigrati sono adoperati in maniera irregolare a prescindere dal possesso del permesso di soggiorno. Secondo, considerato che molti sono i lavoratori clandestini, nel loro caso il vero problema è l’assenza di una copertura legale, che li rende sfruttabili sotto ogni livello trasformandoli di fatto in schiavi moderni, “democratici”. Nuovi proletari. Ancora troppo deboli per organizzarsi e quindi invisibili. Tinte inquietanti per uno Stato di diritto.
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