Come un uomo sulla terra (video)

L.M. - 20 Gennaio 2011
L’odissea dei migranti in fuga dai loro paesi e poi caduti nella Libia delle detenzioni arbitrarie, delle violenze e dei traffici degli immigrati
Di Luigi Riccio


RECENSIONI. Quando le prime immagini del film compaiono sullo schermo, con la voce narrante che dà inizio alla storia, si ha quasi l’impressione di una favola al contrario. Favola perché i corpi, i visi che si affacciano dall’inquadratura della telecamera, prima di tutto svelano il loro fine ultimo: quello di scappare alla ricerca di un mondo migliore, con pochi mezzi a disposizione e tanta speranza. Ma è al contrario, però. Poiché per raggiungere la terra promessa non si hanno poteri magici, amici speciali in grado di “sconfiggere i cattivi”; si è inermi di fronte ad una pistola, sotto il pugno di cinque, sei, sette uomini. Esattamente come può esserlo un uomo sulla terra.

Cosa succede dopo essere stati infilati in 45 in una Land Rover, ed aver attraversato il deserto sudanese che divide l’Etiopia dalla Libia? Tutto è sorpresa. E a spiegarlo ci pensano i rifugiati; uomini e donne che per raggiungere l’Italia hanno prima dovuto subire il potere che il danaro e le armi conferiscono alle persone.

La prima metamorfosi è il passaggio da uomo a merce di scambio. Si arriva in Libia, chi con la speranza di raggiungere l’Europa, chi semplicemente alla ricerca di un lavoro, anche a Tripoli; dove un trafficante può decidere che l’importo che hai pagato non è più abbastanza; può legarti ad un palo e lasciarti lì a marcire con le braccia serrate da corde strette. Dai trafficanti si è poi ceduti alla polizia da cui si viene, dopo un periodo indefinito di prigionia, venduti ad altri trafficanti. Quindi ancora soprusi, vessazioni. Nella speranza che prima o poi, raggiungendo il mare e da lì l’Italia, le fiamme libiche scompaiano.

Le storie, i racconti che i rifugiati donano alla cinepresa è di gente che dopo tutto ce l’ ha fatta. Rimane il bruciore; un taglio aperto dentro, sanabile a metà con l’altra sempre pronta a gocciolare; un finire che cessa di smettere a singhiozzi e poi ritorna sottoforma di fantasmi, di incubi. E la domanda che ci si pone è: chi non ce l’ ha fatta? Chi non è riuscito a raggiungere l’Italia? Di alcuni, del loro destino, si sa già qualcosa. Qualcuno è morto durante il viaggio, cadendo dalla macchina stracolma. Altri durante la prigionia, per fame, violenza, sete. Come un uomo sulla terra è un promemoria da mettere sotto il cuscino: sopra c’è scritto “i campi di concentramento esistono ancora”, così come il traffico di uomini, e l’Italia ne è complice. La storia si ripete; se poco la si impara poco si capisce; per questo ad orribili errori è data la possibilità di ripetersi.

Come un uomo sulla terra di Andrea Segre, Dagmawi Yimer, Riccardo Biadene. Durata 60’. Prodotto da Asinitas Onlus e ZaLab