Il confine sottile tra 'mbarane e prostituzione

L.M. - 28 Febbraio 2011
Dakar-Clandò
La rubrica di Chiara Barison
Mbarane: quando la femminilità necessità di un compenso. Per amare.

DAKAR (SENEGAL). C’è una parola nella lingua wolof, ‘mbarane, che indica la capacità tutta femminile di ottenere denaro e regali attraverso l’arte della seduzione. Questa la definizione base del termine. Differenti e diversificate invece le tante interpretazioni che gli vengono date. “Vuol dire quando una ragazza ha più fidanzati da cui si fa fare regali” mi ha detto Maimouna, la domestica di Vera ieri gliel’ho chiesto.
Me l’ha detto ridendo, com’è successo con tutte le altre persone a cui l’ho chiesto. Sembra che lo ‘mbarane qui in Senegal non solo sia conosciuto, ma praticato con grande successo. In effetti c’è un atteggiamento da parte delle donne senegalesi diventato talmente comune e normale da avere impregnato il sistema sociale e culturale, trasformandolo.
La donna senegalese è diventata un’abile manipolatrice che utilizza una femminilità esasperata per ottenere ciò che desidera. Nulla a che vedere con la bellezza e i modi femminili per cui essa si era fatta conoscere nel corso della storia. Oggi, bin bin, bubù stretti in vita e luccicanti, veli colorati, pagne traforate, thiouraye (una specie di incenso locale), henné, khessal (la pratica dello schiarirsi la pelle), camminate sensuali e movimenti d’anca provocanti hanno un retrogusto amaro che sa di prostituzione. In effetti la difficoltà nel tracciare i confini delle definizione del termine ‘mbarane dimostra come “farsi dare soldi e farsi fare regali tramite l’abilità deduttiva” e il guadagno ottenuto tramite la prostituzione sia molto simile. “No! Non c’entra con la prostituzione” tendono invece a precisare le ragazze senegalesi, offese per il temine di paragone. “Vuol dire avere più fidanzati che soddisfano i tuoi bisogni” aggiungono veloci “e tante non ci vanno neppure a letto”. In effetti, se vogliamo essere precisi, l’arte dello ‘mbarane starebbe proprio nell’ottenere quanto desiderato senza la concessione del rapporto fisico. La realtà poi si sa, è sempre ben lontana dall’immaginario stereotipizzato popolare. Quello che normalmente accade è che un esercito di ragazzine e di giovani donne si concede con estrema facilità a più partner per ottenere soldi facili e favori. Allo stesso modo le prostitute concedono il loro corpo a diversi clienti per soldi. L’unica differenza tangibile è che le prostitute di professione hanno una carta identificativa che ne marca l’impiego in un paese dove la prostituzione non è legale

ma è tollerata. Un’altra differenza tra una ragazza che pratica lo ‘mbarane e una prostituta è che quest’ultima è tenuta a controlli periodici, pena una multa e la sospensione della carta professionale se fuori regola e fermata ad un controllo di polizia. Quindi mentre una prostituta senegalese sarà controllata e informata sui rischi delle malattie sessualmente trasmissibili (peraltro in costante aumento negli ultimi anni), le ragazze che con tanto vanto passano da un fidanzato all’altro sono le principali persone a rischio rispetto a malattie sessualmente trasmissibili e gravidanze indesiderate. Sorrido se penso che il Senegal è un paese dove la sessualità è tabù e dove tutti gridano a gran voce che arriveranno vergini al matrimonio. Se poi si parla con le ragazze, tutte affermeranno di non aver mai avuto rapporti sessuali. Le statistiche indicano invece che numerose sono le gravidanze in giovane età (a partire dai 13-14 anni) di ragazze celibi. Contraddizioni di cui il paese è pieno.
Incontro Mami nella sua casa agli HLM. Mami ha 19 anni, è alta, formosa, bella. Ed è estremamente sensuale nei modi e negli atteggiamenti. Si siede nel salotto accavallando le lunghe gambe fasciate in un paio di jeans aderenti. Sul tavolo appoggia due cellulari di ultima generazione. “Lavori?” le chiedo. “No, sono all’ultimo anno di liceo. I miei genitori vivono da dieci anni negli Stati Uniti. Io vivo con mio fratello maggiore e le mie due cugine”. In poco tempo numerose le telefonate che riceve e lei, con un tono cantilenante risponde a tutti allo stesso modo “Oui cheri, ça va, namenala” (sì tesoro, come va, mi manchi). Alla fine di ogni telefonata mi dice che sono degli “amici”. Poi la confidenza che ci lega la fa sentire libera di essere onesta. Ride e mi dice “ho tre fidanzati. Mamadou è quello che amo, poi ci sono Babacar e Thierno con cui esco ogni tanto, sono simpatici e mi fanno un sacco di regali”. I cellulari sono il prodotto dello ‘mbarane di Mami, così come i tanti vestiti, le ricariche del telefono, le numerose uscite al ristorante e perfino un corso d’inglese al rinomato British Coucil in centro. “Come fai a non farti scoprire?” le chiedo da donna. “Basta essere organizzati, intanto mai trovare un fidanzato del tuo quartiere, meglio sempre di altri e lontani, in modo che difficilmente li si possa incrociare e poi basta dire che si è occupati con la famiglia. Oggi per esempio vedo Babacar e ho detto agli altri due che sono da una zia a Pikine (quartiere periferico di Dakar, ndr)”. Ascolto e se una parte di me ammira l’abilità recitativa, l’altra è scioccata dal calcolo, dalla capacità di strumentalizzazione dei sentimenti e dalla noncuranza dell’atto del vendersi.
Mami è un’adolescente come tante, i genitori emigrati e desideri comuni alle giovani di tutto il mondo. Solo che qui non esiste più l’idea della realizzazione che passa attraverso la scolarizzazione e la professionalità o l’idea che la soddisfazione dei proprio bisogni può passare attraverso se stesse e il lavoro. No, qui le donne preferiscono concentrarsi sulla cura del corpo e dell’estetica nell’ottica della conquista del partito migliore che possa garantire loro un futuro agiato. In giovane età i numerosi fidanzati provvederanno allora a comprare chi capelli per fare le trecce, chi ricariche del telefono, chi pantaloni, chi magliette e chi pizze e hamburgher nei fast food vicino a casa. In età più adulta le armi seduttive si perfezioneranno al fine di trovare marito, realizzazione massima della donne nella società senegalese. Ecco allora che lo ‘mbarane si concentrerà su giovani uomini con un lavoro che dia garanzia di soldi, impiegati, professori, commercianti, tassisti o modou-modou, cioè i migranti che vivono e lavorano all’estero. Questi sembrano essere il partito migliore. Sposarne uno vorrebbe dire (secondo lo stereotipo generale) avere un marito che ti invierà soldi mensilmente e che starà lontano mesi, se non anni. Un tempo sufficiente per trovare due, tre amanti che possano coprire le piccole spese quotidiane e le necessità fisiche delle giovani mogli in attesa. ‘Mbarane. Una spirale senza fine che scende sempre più in basso, verso ragazzine ancora bambine. Le fasi evolutive dell’essere umano si incastrano e si mescolano pericolosamente e infanzia ed adolescenza si confondono e si perdono. Facile allora notare come bambine di appena nove, dieci anni si comportino come giovani donne, ammiccando, sorridendo maliziosamente, cercando la compagnia di ragazzi, chiedendo soldi. E nelle scuole elementari e medie i presidi si vedono costretti a mettere personale di controllo alle entrate dei bagni, dove sempre più spesso vengono sorpresi ragazzini a consumare rapporti sessuali al posto di giocare a faz

zoletto nel cortile della scuola. Nella mia mente le immagine della Korité, la festa del perdono, di appena un mese fa e la processione a casa del mio amico Omar delle bambine di quartiere, vestite come le madri, sorridenti, la mano a coprire la bocca nel sorridere e lo sguardo da donne a sedurre un uomo che potrebbe essere tranquillamente il loro padre. In tutto questo loro, gli uomini senegalesi, sanno ma continuano ad essere l’ingranaggio principe di

questo meccanismo perverso. La loro idea è che tutte le donne facciano lo ‘mbarane e quindi tutte tendano ad essere delle materialiste infedeli interessate sempre a ciò che possono ottenere più che alla persona. Delle pericolose sirene in attesa di marinai. Per questo il concetto di amore si è pian piano trasformato in una specie di relazione di compagnia dove entrambi i partner sono consapevoli dell’inganno, recitano una parte, prendono quello che devono prendere e a fianco si trovano un altro paio di fidanzate/i che possano sostituire un’eventuale rottura. Se chiedete a un senegalese cosa pensa delle donne senegalesi vi dirà con molta probabilità “le senegalesi sono tutte infedeli. E sono materialiste. Vogliono sempre soldi e non appena trovanouno che ne ha di più ti lasciano senza pensarci troppo”. Mentre se gli chiederete la ragione per cui si è lasciato con la sua ultima fidanzata vi dirà “perché aveva un altro fidanzato”. ‘Mbarane. E se fossero proprio loro, gli uomini, quelli che potrebbero, volendo, interrompere questa spirale? Se i senegalesi cominciassero ad amare con il cuore, senza sentirsi obbligati di pagare per riceverne in cambio; se smettessero di fare da bancomat ambulanti e insegnassero alle loro compagne, sorelle, cugine, vicine, amiche che l’importante è la realizzazione personale e l’indipendenza economica e non la fisicità, la sensualità, la sessualità facile per guadagnare; se riuscissero per una volta ad avere fiducia e ad essere fedeli, se e ancora se, se solo ci provassero, forse, a mio avviso, le donne metterebbero da parte il loro ‘mbarane e tornerebbero ad amare, a loro volta, naturalmente, con il cuore.