Marocco, “Giornalisti stranieri nel mirino perché non raccontino cosa sta accadendo”

L.M. - 28 Febbraio 2011
Il blogger italiano Jacopo Granci, fermato dalla polizia il 19 febbraio. Seguiva sul suo blog la mobilitazione dei giovani che chiedono un cambio di regime ma è stato arrestato alla vigilia della manifestazione del 20 febbraio
di Alberto Tetta, Redattore Sociale

RABAT. “Abito a Rabat, ma mi trovavo a Casablanca per seguire il Festival del libro, la sera del 19 febbraio, sotto la porta di casa del giornalista Aziz al-Yakoubi, io e il mio amico Riccardo Fanò siamo stati fermati e portati in questura dalla polizia senza che ci venisse spiegato di cosa eravamo accusati”.

Racconta così il momento del suo arresto Jacopo Granci, 27 anni, collaboratore del settimanale “Carta” e blogger. Originario di Città di Castello, vive stabilmente in Marocco dal settembre 2009 dove, oltre a scrivere articoli, studia il movimento berbero, tema della sua tesi di dottorato. “Ho aperto il mio blog –spiega Granci – per raccontare quello che succede in Marocco, sono in contatto con giornalisti indipendenti, attivisti per i diritti umani, militanti dei movimenti di opposizione e in queste ultime settimane mi sono occupato delle manifestazioni che stanno attraversando il Marocco”.

Potrebbe essere stato proprio il suo interesse per le mobilitazioni di questi giorni a irritare le autorità marocchine. “Dopo il nostro arresto, sabato intorno a mezzanotte siamo stati portati al commissariato di polizia di Anfa a Casablanca – racconta – Lì siamo stati interrogati fino alla mattina dopo. Ci hanno chiesto chi avevamo intervistato, chi erano i nostri amici. I poliziotti ci hanno mostrato foto di persone chiedendoci se le conoscevamo. Poi il commissario ci ha detto che saremmo stati espulsi”. Nel frattempo, però, fuori dal commissariato gli amici dei due ragazzi si erano attivati per mettersi in contatto con loro e chiederne la liberazione. “Alle otto di mattina ci sono stati riconsegnati i passaporti – racconta Granci – e siamo stati liberati grazie all’intervento della rappresentanza dell’Unione europea che ha fatto pressioni sul ministero degli Interni marocchino per il nostro rilascio”. Le autorità marocchine stanno cercando di impedire ai giornalisti internazionali di raccontare quanto sta accadendo in questi giorni: “Mentre entravamo in commissariato dopo il nostro arresto due giornalisti stranieri uscivano dalla stazione di polizia scortati dalle forze dell’ordine, probabilmente sono stati espulsi”.
Proseguono intanto gli scontri tra studenti e polizia. Ieri un 21enne, ferito negli scontri dei giorni scorsi è morto all’ospedale di Safrou, cittadina a 20 chilometri da Fez. Oggi, giorno dei suoi funerali, è stato ribattezzato “Friday of Freedom of Morocco”. Come racconta Mohamed, uno degli organizzatori della mobilitazione del 20 febbraio, “ci sono forze armate dappertutto e stanno cercando di impedirci di tornare a manifestare”. Sarebbero 6 gli attivisti della National Union of Students of Morocco arrestati ieri a Marrakech, tra cui Mohamed Laarbi Jaddi e Abdalahak Attalhawi, e 10 quelli della stessa organizzazioni arrestati ieri a Fez.