Idra: sopravvivere a Castel Volturno. Immigrati in terra di mafia

L.M. - 20 Marzo 2011
L’ostilità dello Stato, le vessazioni della mafia, la solidarietà delle associazioni locali: così vivono gli immigrati a Castel Volturno (CE)
di Luigi Riccio

RECENSIONI. Come vivono gli immigrati a Castel Volturno? Quanto pesa sulle loro spalle la presenza sia di organizzazioni criminali che di istituzioni discriminanti (locali e nazionali)? Tanto. Poiché il “ghetto” non è metaforico, ma fisico, palpabile.

Dove mafie spietate come quella dei Casalesi hanno il potere di controllare ogni tua mossa, ogni tuo passo, di dare un prezzo alla tua vita e di sfruttarla. L’Idra è lei, la mafia. Un mostro. Per la pervasività della sua presenza: dietro un contratto di affitto, dietro un caporale di “Califfo Ground” (le piazze dove gli immigrati attendono i caporali, ndr), attorno ai marciapiedi dove battono le prostitute: c’è lei. E può decidere, come nel 2008, di trucidare sei africani innocenti solo per fornire una prova di forza (e di razzismo).

Non è tutto buio per fortuna, sia nel documentario (Idra: sopravvivere a Castel Volturno di Damiano Giacomelli) che nella realtà: la forza deterrente c’è ed è esercitata dalla società civile: il centro sociale ex Canapificio, che fornisce assistenza legale e ricreativa agli immigrati della zona; l’associazione Nero e Non Solo, che offre momenti di aggregazione agli oltre 200 braccianti impegnati a Parete (CE); o Libera di Don Luigi Ciotti, che continua nella sua opera di conversione di beni confiscati dalla mafia.
L’immigrazione raccontata in questo breve documentario è di quelle peggiori e che eguaglia, per drammaticità, solo situazioni ormai note come Rosarno. Poiché nelle terre di Idra, agli immigrati è legato un doppio cappio: non solo quello del governo centrale, sprezzante, ma anche quello informale, della mafia… che è cannibale.
Idra: sopravvivere a Castel Volturno. Scritto da Matteo Farnedi, Damiano Giacomelli, Emanuele Pantano e diretto da Damiano Giacomelli. 23′

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