Farid Adli risponde a Karim Metref: No, caro Karim, le cose non stanno così!

L.M. - 25 Marzo 2011
Farid Adli risponde alla lettera di Karim Metref (per leggerla clicca qui)
di Farid Adli
LA LETTERA. Caro Karim, ti ringrazio per il messaggio e la lettera. Vorrei rettificare alcune questioni preliminari. Il mio articolo al Manifesto è stato pubblicato il 5 Marzo e non il 21. Il particolare non è indifferente, perché c’è di mezzo il 17 Marzo (risoluzione ONU n. 1973).

Inoltre, sul numero del 24 Marzo è uscito il secondo articolo sulla mia posizione in merito alla guerra in corso.
Con tutta la stima che ho per te e per il lavoro che svolgi, ti dico sinceramente che non sono d’accordo con te. Tu attacchi la Hannoun, che si batte coraggiosamente in Algeria da sinistra, in condizioni di disperazione generale. Da queste nostre divisioni, nel campo dei democratici, il potere sanguinario trae linfa. Dobbiamo essere uniti nelle differenze, per abbattere il drago.
Senza infingimenti, ti dico che sono assolutamente d’accordo con i bombardamenti sulle truppe di Gheddafi che stavano marciando su Bengasi. Se non ci fosse stato quel bombardamento, alle 17.45 di Sabato scorso, deciso da Sarkozy, adesso saremmo qui a piangere migliaia di morti nella mia città. Io non sono nichilista. E non sono neanche illuso dall’abbaglio delle guerre umanitarie. L’ho scritto sul Manifesto: non ci sono guerre umanitarie. Questa guerra, le potenze occidentali capitalistiche l’hanno fatta per il petrolio. Lo sappiamo e lo abbiamo messo nel conto. Il petrolio era nelle loro mani anche con Gheddafi.
Conosco la tua rettitudine e correttezza, ma questo “fare le pulci” all’opposizione libica è di un’ingenerosità disarmante. Tu puoi anche stare a guardare e aspettare per sapere dove e come finirà; io no. Io ho la mano sulle braci ardenti. E devo prendere posizione, scegliere un campo. Oggi, in Libia il nemico, che si deve neutralizzare cacciandolo dal potere, è Gheddafi, la sua famgilia e le sue brigate di assassini. Tutti i libici che si schierano per questo obiettivo vanno uniti, dai monarchici ai socialisti, dai liberali agli islamici moderati. E questo si sta facendo. Tu stai accusando, di essere agenti di Londra, Parigi o Washington, uomini che non conosci, ma che hanno passato una vita di stenti pur di non sottostare alla tirannia di un tiranno sanguinario. Uno di questi, plurilaureato, ha fatto il benzinaio in una cittaidna statunitense di provincia, pur di sottrarsi alle grinfie del dittatore. Quelle parole, li devi assolutamente ritirare. Con queste insinuazioni, anch’io e anche tu potremmo essere accusati di tutte le nefadezze della terra. Bisogna parlare delle cose che si sanno e non spargere letame su chi ha lottato per il cambiamento del suo paese, in condizioni difficilissime. Sfidare Gheddafi non è una cosa facile come bere un bicchiere d’acqua, caro Karim. E chi lo ha fatto, merita rispetto non il fango! La rivoluzione del 17 Febbraio è stata condotta dai giovani che hanno vissuto lì sotto l’oppressione, la scintilla l’hanno data i familiari delle vittime di Abu Selim (il carcere vicino a Tripoli, dove il 26 Giugno 2011, i sicari di Gjheddafi hanno uscciso col mitra 1270 detenuti politici a sangue freddo nelle loro celle). Ed è la guida di questa giovane rivoluzione, il CNTL, che ha chiesto la No Fly Zone. Non sono stati gli occidentali a decidere la guerra per “esportare la Democrazia”, come in Iraq. E’ una differenza fondamentale. Non vederla, questa differenza, è un esercizio di retorica che non cambierà il corso degli eventi.
Vedi, Karim, io parteggio per il mio popolo, né per Sarkozy né per Berlusconi. Metto al primo posto il cambiamento nel mio paese. Nulla è predestinato. Tutto si costruisce con le forze in campo. Gli intenti di chi sta guidando questo processo sono nobili e le persone li conosco personalmente. Mi fido. Ma se mi chiedi, come andrà una volta disarcionato Gheddafi, ti dico che non ho certezze. Tutto è possibile ed anche in questo caso è messo nel conto. Vedi, Karim, io ho studiato molto la resistenza italiana contro l’occupazione nazi-fascista. Non so se conosci un certo Edgardo Sogni, padre del politico italiano attuale. Anche quel Edgardo Sogni ha fatto la resistenza in Italia. E’ stato partigiano monarchico, anticomunista dichiarato (aveva partecipato alla guerra di Spagna dalla parte sbagliata), vicino ai liberali e li ha rappresentati nel CLNAI; è stato eletto nella Costituente e poi decorato con la Medaglia d’oro al valore militare. Vedi, i comunisti, i socialisti, i cattolici e gli azionisti italiani che avevano condotto la lotta partigiana contro Mussolini e l’occupazione nazi-fascista non hanno lottato uno contro l’altro, ma insieme e hanno vinto. Questo è un grande insegnamento. E nessun pentimento c’è stato nell’animo di comunisti e socialisti, anche quando poi il potere è caduto nelle mani della DC. Sogni è stato acusato di aver progettato addirittura un colpo di Stato contro la repubblica democratica. Questo l’insegnamento: Unità per vincere contro il tiranno.
La rivoluzione non è un piatto servito su un vassoio d’argento. E’ lotta quotidiana in mezzo a mille difficoltà. L’importante è avere una bussola. E in questo momento la bussola, che unisce, è la lotta contro il dittatore per cacciarlo. Le tue osservazioni sono un punto di vista legittimo, ma non salvano il mio popolo. Ed esprimo questo parere chiaramento e senza nascondermi, al costo di ricevere messaggi di certi imbecilli che mi hanno accusato di esser un agente dell’imperialismo.
Anche questo è un prezzo che sono disposto a pagare. Ma come ben sai, da noi c’è un proverbio che dice: La carovana va, i cani abbaiono!
Con stima e rispetto.
Farid Adly
Per leggere la lettera di Karim Metref (e l’altra di Farid Adli a cui Metref aveva risposto) clicca qui