"L'Italia sono anch'io": diritto di voto e cittadinanza

L.M. - 28 Settembre 2011
Le due proposte di legge di iniziativa popolare per le quali è partita oggi la raccolta di firme. I casi limite di chi ha dovuto fare 10 anni di battaglie legali dopo un diniego ingiusto. Il Viminale condannato a pagare le spese.
Competenza dei sindaci nella procedura di attribuzione della cittadinanza, passaggio dallo ius sanguinis allo ius soli e diritto di voto alle amministrative per gli stranieri. Sono queste le proposte della campagna di raccolta firme per due leggi di iniziativa popolare promossa da 19 associazioni e partita oggi con il primo banchetto al Pantheon con lo slogan “L’Italia sono anch’io“.
Per quanto riguarda i cambiamenti alla normativa sulla concessione della cittadinanza italiana, la proposta di legge stabilisce che chi nasce in Italia da almeno un genitore legalmente presente sul territorio da un anno è italiano. Per le seconde generazioni si propone lo ius soli anche per chi non è nato in Italia ma va a scuola nel nostro paese. I bambini nati in Italia da genitori privi del titolo di soggiorno o entrati in Italia entro il decimo anno d’età possono diventare italiani se fanno richiesta entro due anni dalla maggiore età. Per gli adulti, si abbassa il requisito da 10 anni di soggiorno regolare, com’è oggi, a cinque anni per poter chiedere di diventare italiano. Infine, per il diritto di voto nelle comunità locali, la proposta è di concederlo per le elezioni in città, province e regioni agli stranieri in possesso del titolo di soggiorno da cinque anni.
Alla campagna con raccolta firme hanno aderito le regioni Liguria, Toscana, Puglia, Emilia Romagna e Umbria. Tra le iniziative programmate nei prossimi giorni ci sono i banchetti per la raccolta anche a Sesto San Giovanni domani in occasione del concerto di Daniele Silvestri e domenica 25 durante la Marcia per la Pace Perugia – Assisi. Sabato 1 ottobre è previsto il lancio nazionale nelle piazze di tutta Italia. A giustificare la necessità di cambiare passo sulla cittadinanza sono anche le storie di diritti negati raccolte dal comitato promotore. Hamid è un operaio metalmeccanico che vive a Trento da 22 anni con la famiglia e tre figli nati in Italia e nel 2000 si è visto respingere la richiesta per essere stato fermato cinque anni prima alla guida in stato d’ebbrezza. Era stato condannato a 5 giorni di carcere, poi sostituiti da un’ammenda. Da qui è partita una battaglia legale con ricorso al Tar del Trentino Alto Adige, inizialmente respinto. Hamid e il suo avvocato hanno fatto di nuovo ricorso nel 2006 al Consiglio di Stato che ha ribaltato la decisione precedente. Hamid ha diritto alla cittadinanza e il Ministero dell’Interno dovrà pagare le spese processuali.


di Raffaella Cosentino, Redattore Sociale