Milano. Aprire gli occhi, aprire Corelli

L.M. - 26 Aprile 2012
Manifestazione ieri a Milano per chiedere l’accesso al Cie di via Corelli, negato sia all’Arci che al consigliere regionale Cavalli dalla prefettura. I manifestanti hanno sfilato con uno striscione “Aprire gli occhi, aprire Corelli” Foto e video
MILANO. Al Cie di via Corelli non si entra. Sia all’Arci sia al consigliere regionale Giulio Cavalli, che ieri, 25 aprile, avrebbero voluto visitare la struttura, la prefettura ha, con motivazioni diverse, opposto un rifiuto.

All’Arci perché la richiesta era ancora al vaglio del ministero dell’Interno, a Cavalli per via della giornata festiva. Le mancate visite erano collegate alla settimana di mobilitazione programmata all’interno della campagna europea Open Access Now (www.openaccessnow.eu). L’obiettivo era provare a visitare in modo contestuale tutti i Cie presenti nella Penisola per verificare le reali possibilità di accesso e constatare le condizioni di trattenimento dei migranti.

Di fronte all’impossibilità di entrare nel Cie milanese, gli organizzatori hanno deciso di sfilare per le vie del centro, da corso Venezia fino a piazza del Duomo, tra i carri tradizionali della festa di Liberazione, sotto uno striscione con scritto “Aprire gli occhi, aprire Corelli” e autoserrandosi la bocca con del nastro adesivo: un gesto simbolico e di impatto visivo per ricordare l’inumana deportazione di due ragazzi tunisini avvenuta il 17 aprile con volo Alitalia. Anche loro avevano la bocca chiusa dallo scotch e le mani legate da fascette di plastica. Il corteo è stata l’occasione per ribadire la necessità dell’apertura del Cie di via Corelli alla società civile e di avviare una riflessione seria sul tema dei cie e sulle alternative che devono essere trovate a queste strutture sempre più inumane, costose e inutili sul piano pratico.
Si tratta di una riflessione più che mai urgente anche alla luce degli ostacoli che la campagna Open Access Now (LasciateCientrare in Italia) sta incontrando a livello istituzionale. Come rileva Ilaria Scovazzi, responsabile del settore immigrazione per Arci Milano. Quasi ovunque in Italia (Bologna è stata l’unica eccezione) e in Europa, ai giornalisti e a agli esponenti della società civile che avevano fatto richiesta è stato impossibile entrare nei Cie.

 Luigi Riccio