Vicini e distanti, i rom di via Idro a Milano

stef. - 1 Maggio 2012
Un libro delinea il passato, il presente e l’incerto futuro di uno storico campo nomadi milanese. Intervista all’autore Fabrizio Casavola
INTERVISTA. Vicini distanti si intitola un libro (il primo mai fatto) sul campo rom di via Idro, a Milano. Il suo autore, Fabrizio Casavola, “esperto” in materia e ideatore/curatore del blog Mahalla, ha scelto per la  prima presentazione una formula inedita: invece di esser lui a spiegare il perché e il per come del volume, ha coinvolto e fatto chiacchierare alcuni abitanti del campo. In particolare, Marina Bradic, una delle prime rom impegnate nella mediazione scolastica a Milano. Gagé (non rom) e rom hanno partecipato all’evento mescolandosi con soddisfazione reciproca.

Vicini Distanti è edito da Ligera Edizioni, piccolissima casa editrice specializzata in via Padova e dintorni (dunque via Idro ci sta, eccome!).
Qui vi proponiamo un’intervista a Fabrizio, preceduta dalla poesia (di Federico Riccardo Chendi) pubblicata sulla seconda di copertina.
Dove Milano Muore
Laggiù in fondo, laggiù in fondo alla via
Ci sono posti poetici  a prescindere
Altri lo diventano
Per qualche ragione personale
Altri non lo sono,
non lo saranno mai
Ma laggiù, in fondo a via Padova la poesia c’è
l’acqua della martesana scorre veloce,
ma non troppo
Insomma scorre
E poi un’anatra e un bambino rom.
Dove Milano, Sesto San Giovanni
 e Cologno Monzese si scontrano
In quel punto Milano muore, o meglio vive.

Vicini Distanti. Cronache di via Idro racconta il campo di via Idro dalla sua nascita (nel 1989) ad ora. In via Idro vivono circa 130 persone. Sono rom harvati cittadini italiani. Hai voluto a tutti costi fare uscire il libro adesso. Perché era così importante?

«Perché il campo e ovviamente le persone che vi abitano si trovano in una situazione paradossale e volevo richiamare l’attenzione su di essa. La precedente amministrazione aveva deliberato la trasformazione di questo campo in area di transito per rom e sinti di passaggio e il traferimento degli abitanti in un imprecisato altrove. Questo provvedimeno non si è mai concretizzato e gli abitanti vivono in una condizione di incertezza e disinteresse amministrativo da circa quattro anni»
Qual è la situazione attuale?
«Quando ho iniziato a scrivere  lo sgombero veniva dato per sicuro a giugno. Adesso sembra che non sia più così e che esista un certo margine di trattativa. Domani chissà… E’ importante riportare l’attenzione su via Idro. Fare pressione affinché la questione venga finalmente affrontata non sulla testa dei diretti interessati ma coinvogendoli in modo attivo. E’ importante anche far conoscer il percorso che in questi anni  è stato fatto dai rom e dal quartiere  (ma non solo) per creare occasioni di incontro, scambio e buona convivenza».
Per esempio…
«Penso alle esperienze di mediazione culturale nelle scuole, che ha davvero favorito e incrementato l’accesso dei bambini rom alla scolarizzazione o all’attività – purtroppo adesso ferma – della cooperativa Laci Buti (Buon lavoro), che aveva permesso a molte persone del campo di lavorare e di fornire servizi utili al campo e alla cittadinanza. C’è l’idea che la presenza di rom e sinti in Italia sia una sorta di presenza aliena. Ma non è così. I tentativi di incontro ci sono stati e hanno prodotto risultati positivi, non solo in via Idro ma anche altrove».
 La realtà insomma è meno becera di come spesso i media la raccontano?
«Senz’altro. Per forza di cose è nelle perfierie problematiche e non in centro città o nei quartieri residenziali che si trovano i rom. E molto spesso sono proprio gli abitanti di queste periferie i primi a capire che la questione è una delle tante da affrontare insieme e non un’emergenza. Si tratta di esperienze minoritarie ma che vanno valorizzate e fatte conoscere. Per rimuovere la separazione fisica bisogna prima eliminare quella culturale. Tra pochi giorni ci sarà anche la festa di via Padova e sono previste  iniziative al campo. Sarà un buon momento per riprendere pubblicamente questi temi».
Da quasi un anno a Milano è cambiata l’amministrazione. Come si sta comportando questa giunta rispetto alla questione rom?
«I modi e la cultura sono indiscutibilmente diversi da quelli dell’amministrazione dei 500 sgomberi.  Ma su un punto fondamentale non c’è differenza: il coinvolgimento dei diretti interessati nei processi decisionali, che continua a mancare. Senza coinvolgimento è improbabile che gli esiti possano essere diversi. Nel libro racconto di come una lettera aperta rivolta alla nuova giunta dalle persone che vivono in via Idro stia ancora aspettando risposta.  Inoltre, è vero che non ci sono fondi ma è altrettanto vero che c’è un capitale umano (attivisti,  volontari, rom… le persone che si sono impegnate in questi anni per “resistere” alla gestione Moratti) su cui il comune potrebbe contare a costo zero e che continua a essere trascurato».
Stefania Ragusa