Israele, escalation di xenofobia

L.M. - 25 Maggio 2012

E’ polemica in Israele sulle manifestazioni contro l’immigrazione irregolare (sfociate in veri e propri pogrom) avvenute due giorni fa a Tel Aviv e le esaltazioni di queste da parte di alcuni politici di primo piano, come il ministro dell’Interno Eli Yishai del partito confessionale Shas

ESTERI. È polemica in Israele dopo i raduni popolari contro l’immigrazione irregolare svoltisi due sere fa a Tel Aviv e in altre località, con la partecipazione di deputati di destra ed estrema destra.

Raduni segnati talora da slogan xenofobi e in qualche caso da aggressioni contro africani. Vari gruppi impegnati sul fronte dei diritti umani, ma anche esponenti politici moderati, ieri hanno criticato in particolare i parlamentari della coalizione governativa presenti, accusandoli di cavalcare demagogicamente il malessere dei rioni periferici e di aizzare la folla istigando «sentimenti di razzismo».
Esaltato da molti dimostranti come fautore della ‘linea dura’, il ministro dell’Interno, Eli Yishai, del partito confessionale Shas, ha viceversa colto ieri la palla al balzo per rilanciare la sua ricetta: promettendo la detenzione temporanea degli irregolari e poi la loro espulsione di massa. Yishai si è rifiutato di condannare i tumulti dell’altro ieri, affermando di non poter giudicare «un uomo la cui figlia magari è stata violentata» o «una donna che ha paura di tornare a casa di sera». «Bisogna mettere tutti questi illegali dietro le sbarre di centri di detenzione e poi rispedirli a casa perché rubano il lavoro agli israeliani e perché minacciano il carattere ebraico di Israele», ha tuonato in un’intervista radiofonica, riproponendo concetti già espressi di recente.
Di tutt’altro avviso la storica organizzazione pacifista israeliana Peace Now secondo il cui leader, Yaariv Oppenheimer, Yishai alimenta la xenofobia, strumentalizzando il malessere della gente di quartieri periferici nei quali il governo «ha ammassato e abbandonato» il grosso degli irregolari o evocando singoli episodi criminali (come lo stupro di una donna, per il quale proprio oggi è stata confermata l’incriminazione di due eritrei) per additare un’intera comunità.

Openheimer ha lanciato inoltre su Facebook una raccolta di firme per chiedere alla magistratura d’indagare sugli autori delle violenze e sui deputati che «compiono reati come l’istigazione al razzismo». La manifestazione più significativa dell’altro ieri si è svolta a sud di Tel Aviv, dove si concentra la presenza di irregolari, ed è sfociata in toni xenofobi, insulti contro «le anime belle della sinistra», qualche tentativo d’aggressione ad africani e finestrini di vetture rotti. La polizia ha alla fine fermato 17 dimostranti, difesi tuttavia – fra gli animatori della protesta – dai tribuni dell’Unione nazionale (estrema destra), ma anche da parlamentari del partito del premier Benyamin Netanyahu (Likud, destra) quali Danny Danon o Miri Regev (secondo la quale «i clandestini sono un cancro nella società israeliana»).
Israele è alle prese con un flusso crescente di immigrati africani, che giungono attraverso la rotta del Sinai. In cifra assoluta il numero resta modesto rispetto a quello di diversi Paesi europei, ma secondo i dati ufficiali ha raggiunto comunque in pochi mesi quota 60.000. Netanyahu, pur accusato dai dimostranti e dalla destra più militante di non essere abbastanza draconiano, ha già ordinato la costruzione di un muro al confine con l’Egitto. Mentre nei giorni scorsi ha promesso di accelerare le espulsioni ventilando – nel caso di un incremento del fenomeno – presunti rischi non solo per l’ordine pubblico, ma anche «per l’identità di Israele».

ANSA