Terremoto Emilia, moratoria per gli immigrati vittime del sisma

L.M. - 30 Maggio 2012
La rete Primo Marzo chiede una moratoria per gli immigrati rimasti vittime del sisma
L’APPELLO. In un momento cosi delicato e travagliato della nostra Regione in cui, cittadini, associazioni, partiti, si sono attivati tempestivamente per sostenere e dare solidarietà alle persone colpite dal terremoto, è importante evidenziare che per colpa della precarietà, che spinge a rischiare la vita pur di non essere licenziati, operai italiani e migranti erano al lavoro.
Molti di loro sono rimasti senza una casa in cui dormire e un luogo di lavoro dove guadagnarsi un salario. In questa strage di operai sono molti i migranti che hanno pagato con la vita la loro condizione di precarietà e ricatto. Centinaia gli sfollati e i rimasti senza impiego: una situazione aggravata ancor più a causa delle leggi che regolano la loro permanenza in Italia. E’ necessario chiedere alla nostra politica di creare una moratoria urgente sui permessi di soggiorno e posti di lavoro che diano dignità e autonomia ad ogni persona. Una politica del lavoro che mediti su tutte le difficoltà produttive ed economiche, che individui soluzioni concrete, che rilanci un cambio di rotta culturale. Allo stesso tempo riteniamo utile una campagna di solidarietà con segnali concreti a sostegno dei bisogni delle persone che si trovano recluse nei CIE.
 – Alle immigrate e agli immigrati residenti nelle zone terremotate sia garantito il rinnovo del permesso di soggiorno e della carta di soggiorno, anche se nei prossimi due anni non saranno in grado di soddisfare i criteri di lavoro, reddito, abitazione previsti dal testo unico sull’immigrazione;
– Per le immigrate e gli immigrati residenti nelle zone terremotate, sia cancellata per i prossimi due anni la tassa di rinnovo del permesso;
– A tutti sia garantito un uguale trattamento nei soccorsi e nell’assistenza, indipendentemente dal possesso di un permesso di soggiorno;
– Non siano effettuati nuovi ingressi nel Cie di Modena.
Da tempo la rete Primo Marzo studia e denuncia il razzismo istituzionale, ossia l’insieme di norme, politiche, procedure e prassi amministrative che aggravano la disuguaglianza tra popolazione autoctona e immigrata, tra fasce deboli e popolazione agiata, di cui a Legge Bossi-Fini è uno dei più gravi esempi. Bisogna lavorare insieme affinché le istituzioni si facciano inclusive, promotrici di una cittadinanza attiva che non escluda per ragioni di “sangue”. 
Nell’ambito di una generale riflessione sugli effetti della globalizzazione, sulle migrazioni, sui rapporti tra culture diverse, sulle nuove forme di cittadinanza e di identificazione nell’epoca della crisi dello Stato-Nazione, ci sembra urgente e necessario aprire un confronto che faccia emergere proposte che superino la legge “Bossi-Fini”e puntino alla riduzione della clandestinità. Occorre ripensare dalle fondamenta le politiche dell’immigrazione e in special modo quelle relative al permesso di soggiorno che andrebbe svincolato dal contratto di lavoro. 
Diamo quindi il via ad un confronto fra pratiche e legislazioni per trovare delle alternative a strutture di identificazione ed espulsione rivelatesi costose ed inefficaci sia dal punto di vista sicuritario, sia nella garanzia e nel rispetto dei diritti umani. 
In quest’ambito aderiamo ed accogliamo positivamente anche la marcia della Coalizione Internazionale dei Sans-papiers e migranti (Cispm), inizialmente nata contro il razzismo istituzionale, per garantire la libera circolazione delle persone e ora dedicata ai lavoratori immigrati vittime del sisma, che partirà da Bruxelles il 2 giugno per arrivare anche in Emilia Romagna entro il 2 luglio.
Rete Primo Marzo