I dettagli degli accordi conclusi a Tripoli tra il ministro dell’Interno italiano e l’omologo libico non sono stati resi pubblici. La stampa non ha considerato la vicenda di particolare importanza, nonostante sia molto probabile, come ora denuncia Amnesty, che questi accordi diano la possibilità alle autorità italiane di effettuare respingimenti sommari verso la Libia
L’ACCORDO. Come riferisce l’Ansa, il 2 aprile scorso il ministro dell’interno Annamaria Cancellieri ha concluso a Tripoli, con autorità libiche non meglio identificate, “un’intesa per il contrasto all’immigrazione clandestina”.
Secondo lo scarno comunicato stampa “l’accordo prevede collaborazione contro le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico dei migranti, nella formazione per le forze di polizia, per il controllo delle coste e il rafforzamento della sorveglianza delle frontiere libiche, per favorire il rientro volontario dei migranti nei paesi di origine”. Paesi squassati da rivolgimenti militari, avanzate di truppe tuareg e da una carestia gravissima che anche l’Unicef sta denunciando.
Secondo lo scarno comunicato stampa “l’accordo prevede collaborazione contro le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico dei migranti, nella formazione per le forze di polizia, per il controllo delle coste e il rafforzamento della sorveglianza delle frontiere libiche, per favorire il rientro volontario dei migranti nei paesi di origine”. Paesi squassati da rivolgimenti militari, avanzate di truppe tuareg e da una carestia gravissima che anche l’Unicef sta denunciando.
In prospettiva, trattandosi di intese e non di un nuovo accordo, si tratta del mantenimento dei rapporti derivanti dagli accordi stipulati da Berlusconi nel 2008 sulla base dei due protocolli tecnici già conclusi da Amato e dal governo Prodi nel dicembre del 2007. Accordi che non prevedevano espressamente i respingimenti collettivi poi effettuati a partire dal 6 maggio 2009 dalle autorità italiane, ma che già stabilivano quel pattugliamento congiunto verso il quale sembra ancora orientato il governo Monti: una pratica che, come dimostra l’esperienza degli scorsi anni, può facilmente tradursi in altri rimpatri sommari, con la collaborazione delle imbarcazioni libiche sulle quali potrebbero essere ancora imbarcati agenti italiani con funzione di istruttori.
Qualora venissero qualificati come accordi internazionali (quali in effetti sono) queste intese non saranno presentate in Parlamento per l’approvazione prevista dall’art. 80 della Costituzione, anche perché comportano un rilevante esborso economico. Saranno forse oggetto solo di una breve comunicazione del ministro dell’Interno in Parlamento, nel disinteresse generale. Oltre alla portata ancora del tutto incerta dell’intesa raggiunta dal ministro Cancellieri il 2 aprile (ancora nel solco del Trattato di amicizia stipulato tra Berlusconi e Gheddafi nell’agosto del 2008) risalta il totale silenzio della stampa su degli accordi che toccano direttamente gli interessi di tutta la popolazione italiana, mentre si è dato risalto al sequestro dei beni della famiglia Gheddafi, più per indicare il lusso del quale si circondavano i figli, che per ricordare che si trattava e si tratta di criminali di guerra sotto processo davanti alla Corte internazionale per i diritti dell’uomo.
Un silenzio ancora più grave nella stessa giornata nella quale un importante squarcio di verità sulla Libia è stato aperto soltanto dalla trasmissione Presa Diretta, di Riccardo Iacona, andata in onda su Raitre, proprio mentre il ministro Cancellieri rientrava da Tripoli in Italia. A differenza di altre occasioni precedenti, nessun giornale ha ripreso le notizie comunicate durante la trasmissione sulla sorte dei migranti ancora intrappolati in Libia, e sulle gravissime violazioni dei diritti umani che si continuano a perpetrare in varie parti di quel paese, anche durante le visite dei governanti italiani.
L’intesa conclusa a Tripoli tra il ministro dell’Interno italiano e l’omologo libico è stata recentemente criticata da Amnesty International nel suo rapporto “SOS Europe“, secondo cui questi accordi darebbero alle autorità italiane il diritto di respingere i migranti in Libia senza alcuna garanzia sui loro diritti fondamentali. Riccardo Nouri, portavoce di Amnesty Italia, ha dichiarato a Repubblica.it: “Attualmente dunque non è dato di sapere se, come sostiene il Cnt, siano ancora in vigore gli accordi del 2008 sottoscritti dall’esecutivo Berlusconi con Gheddafi che prevedevano respingimenti in mare, peraltro condannati a febbraio dalla Corte Europea di Strasburgo, oppure se un nuovo corso sia stato dato dal Governo in carica”. I dettagli degli accordi non sono stati resi pubblici.
Fulvio Vassallo Paleologo
Fulvio Vassallo Paleologo