La guerra all'immigrazione

Il muro di Evros

- 20 Agosto 2012

Il fiume Evros, che segna il confine naturale tra la Grecia e la Turchia, da qualche anno è diventato uno dei passaggi più battuti per i migranti che dall’Irak, l’Iran, l’Afghanistan, la Siria, ma anche dall’Africa Subsahariana e il Maghreb, cercano di raggiungere l’Europa (55 mila ingressi irregolari lo scorso anno, in media 250 tentativi di ingresso al giorno, secondo Frontex; le autorità elleniche a metà agosto hanno fatto sapere di aspettare l’arrivo di 15mila profughi siriani). Per contrastare il fenomeno, lungo le sue rive è stata decisa la costruzione di un fossato di cui sono stati consegnati i primi 15 km ad agosto 2011.

L’Unione Europea ha scelto di non finanziare questa barriera (ritenendo la questione un “affare interno”) ma non l’ha messa in discussione. Dalla Francia di Sarkozy è arrivato un incoraggiamento esplicito. Successivamente, a causa dei costi molto elevati, dall’idea del fossato si è passati a quella di una doppia barriera di reticolato e filo spinato.

Il 13 aprile, dopo aver deliberato la costruzione di nuovi centri detentivi nei pressi del confine, il governo greco ha dato il via ai lavori, stimando un costo di oltre 3.000.000 di euro totalmente a carico dello stato. Un primo tratto di barriera (10 km) avrebbe dovuto essere pronto ai primi di settembre. Ma Petros Dagres, responsabile della Dagres Ate, la ditta che sta realizzando i lavori, ha fatto sapere che non potrà essere ultimato prima del prossimo ottobre. Il ritardo sarebbe da attribuire alle condizioni atmosferiche.

Qui vi proponiamo parte del reportage fotografico realizzato da Mauro Prandelli lungo il confine, poco prima che iniziassero i lavori. Nel mondo sono stati costruiti molti muri per impedire alle persone di spostarsi, muri che hanno creato e continuano a creare molta sofferenza. Nessuno di essi però è riuscito a fermare le migrazioni, che sono e rimangono uno dei principali motori della civiltà umana.