Nuove professioni

Counseling per coppie miste

- 13 Gennaio 2013

Dopo essere stato applicato in ambito scolastico, aziendale, terapeutico il counseling scopre l’immigrazione (o viceversa). A Milano nasce un servizio dedicato alle coppie miste. Ce lo “spiega” la sua ideatrice, che è anche una firma di Corriere Immigrazione.

Il counselor è una figura professionale relativamente giovane (in Italia esiste da circa 15 anni), non ancora del tutto regolamentata ma sempre più richiesta. Non è uno psicoterapeuta (anche se di psicologia e psicoterapia deve sapere), non è una guida spirituale, né un deus ex machina che risolve tutti i problemi e neanche un saggio che dispensa consigli a pagamento. Il termine, in italiano, viene spesso reso con “consulente”. In realtà, la traduzione più esatta è facilitatore nella relazione d’aiuto. Perché questo il counselor fa: dà una mano a chi si trova in difficoltà, e gliela chiede, aiutandolo a riconoscere e ad attivare le proprie risorse. In molti ambiti. E, in un Paese multiculturale come è già adesso l’Italia, non stupisce che vari counselor abbiano scelto di specializzarsi nel campo dell’immigrazione. Io sono una di questi. Nel mio ambito ho individuato un segmento particolarmente sensibile e ancora del tutto scoperto: le coppie miste.

Unioni e matrimoni misti rappresentano un fenomeno in crescita. In dieci anni, dal 2001 al 2011, l’Istat rileva che i matrimoni con almeno un coniuge straniero si sono triplicati e che il numero di bambini nati da coppie miste raggiunge ormai il 2% della popolazione neonatale totale.

Nel 2010 le coppie miste censite sono state poco più di 18.000, e a queste bisogna aggiungere circa 4500 coppie in cui entrambi i coniugi sono di nazionalità diversa da quella italiana, le coppie conviventi e quelle residenti all’estero. Ma se i matrimoni misti sono in crescita (circa il 6%), rilevante è anche il numero delle separazioni e dei divorzi (circa l’80% tra le coppie miste, contro il 50% delle altre ).

Tutte le coppie, in una certa fase della loro vita relazionale, si confrontano con la difficoltà di costruire un codice comunicativo comune: persone diverse parlano linguaggi del cuore e delle emozioni diverse. Creare un codice di coppia non è un’operazione scontata. Men che mai per le coppie miste, formate da persone che hanno nazionalità e, a volte, culture molto diverse.

I problemi delle coppie miste sono in genere accentuati dalla solitudine in cui esse si trovano: amici e parenti si schierano spesso contro questo tipo di unione e, in generale, poco sanno del mondo migrante. E’ difficile dunque potersi avvalere di quel sostegno esterno e di quel cuscinetto affettivo facilmente presente in relazioni “ordinarie” . Quindi se la coppia non è più che decisa ad andare avanti e dotata di strumenti autonomi per farlo, ecco che anche i contrasti fisiologici possono deflagrare in crisi molto dure.

Che cosa fa il counselor con le coppie miste? Attraverso una serie di colloqui (tra i 5 e i 15), cerca di far sentire la coppia supportata e soprattutto fornisce alcuni elementi utili per decodificare il linguaggio dell’altro e comprendere meglio la persona che si ha accanto. Per riuscire a fare questo, ovviamente, oltre alle competenze generali del counseling, il counselor deve sapere di cosa si sta parlando: deve cioè conoscere il mondo dell’immigrazione, i suoi problemi e le sue dinamiche, ovviamente con tutti i distinguo necessari, dal momento che questo mondo non è un monolite.
Non sempre il percorso viene fatto dai due componenti della coppia: spesso è uno solo a cercare l’aiuto esterno, ma gli incontri anche in questo caso saranno strutturati in funzione del rapporto di coppia. A volte si si riesce a coinvolgere l’ambito famigliare allargato, a volte si può lavorare sulla rete di sostegno amicale. Un punto fondamentale riguarda l’individuazione del problema e la circoscrizione dei nodi da sciogliere.

Non esiste una ricetta per far funzionare un rapporto di coppia, che sia mista o meno. Il percorso di counseling offre la possibilità di trovare i punti di forza utili alla gestione del problema da risolvere. Ci si può rivolgere al counselor per sciogliere nodi precisi: la gestione economica della famiglia, le decisioni relative all’educazione dei figli o al luogo di residenza, una difficoltà con le famiglie d’origine, la fatica della disoccupazione, la sensazione di non avere alcun potere nella coppia.

Non sarà il counselor a dare indicazioni su come educare i figli o su come ci si debba sentire dopo un tradimeto, ma potrà essere lui a sostenere la necessità di comunicare con il partner, la fatica di dire cose che non si sa come dire o il bisogno di riprendere il controllo.

Ho un blog dove racconto un po’ di me e delle storie delle persone che incontro e dove potete trovare i miei contatti.

Cristina Sebastiani