Roma

Ricomincia la caccia

- 26 Maggio 2013

Centinaia di giovani bangladesi hanno manifestato sotto il Parlamento martedì 21 maggio, per chiedere la fine dei controlli operati dalla polizia di Roma Capitale nei Centri per minori non accompagnati (alla ricerca di maggiorenni camuffati) e il rilascio di Obyad e Shopon, due ragazzini bangladesi ancora trattenuti nel Cie di Ponte Galeria.
Si sono riuniti a Piazza Montecitorio dopo numerose mobilitazioni spontanee davanti al Dipartimento Promozione dei Servizi Sociali e della Salute e un presidio sotto il Campidoglio (che non ha sortito effetto alcuno: l’attenzione era ed è focalizzata sulla campagna elettorale) e hanno rivolto anche un appello alle autorità, in particolare ai Ministri del Lavoro e Politiche sociali, dell’Interno, dell’Integrazione e ai Presidenti di Camera e Senato.

In aprile c’erano state altre mobilitazioni, che avevano portato a una moratoria di queste “retate”, che adesso sono riprese a pieno ritmo. Sono circa 2.000 i minori stranieri accolti dai Centri del Comune di Roma. Questo piccolo esercito di giovani e giovanissimi migranti è sottoposto, da quasi tre mesi, ai controlli disposti per scovare falsi minori. Ma la paura diffusa non fa differenza tra veri e presunti: per tutti la vita è cambiata bruscamente. La maggior parte dei ragazzi ha interrotto tutte le attività che seguiva, corsi di lingua, corsi professionali, tirocini lavorativi.
L’esperienza dei ragazzi improvvisamente passati dall’accoglienza alla detenzione a Ponte Galeria, il loro successivo reinserimento nel centro e l’inaspettato secondo trattenimento nel Cie (dove attualmente ancora sono reclusi) hanno segnato profondamente tutti.

Il meccanismo illegale (controlli forzosi, mancanza di qualsiasi possibilità di difesa dei ragazzi, costrizione a trattamenti sanitari invasivi e gratuiti senza alcun giustificato motivo) era stato bloccato dalla mobilitazione dei giovani bangladesi con l’appoggio di alcune associazioni e dell’Asgi.
A farlo ripartire è intervenuto un decreto del giudice tutelare che stabilisce quattro assunti in palese contrasto con la legislazione nazionale e internazionale: il rifiuto a sottoporsi ad un’ulteriore visita di controllo sancirebbe la maggiore età del ragazzo; il passaporto non sarebbe valido quale documento identificativo; la possibilità di sospendere le tutele; in caso di referti medici contrastanti, prevarrebbe quello rilasciato dall’ospedale militare del Celio.

Contro questo decreto è stato ovviamente fatto ricorso, ma i tempi della giustizia non si conciliano con quelli della vita e questo fa sì, per esempio, che Obyad e Shopon siano ancora trattenuti a Ponte Galeria. Il loro è certamente il caso più eclatante, la punta dell’iceberg di un’operazione di polizia assai discutibile. Ma ci sono 2.000 potenziali vittime, oltre a quei giovani che, vista l’aria che tira, si guarderanno bene dall’emergere la propria condizione.
Intanto i Centri per minori stranieri del comune di Roma vanno svuotandosi. Sono sempre più i ragazzi che, di fronte alla convocazione, decidono di allontanarsi dal Centro andando ad arricchire l’esercito degli irregolari.

Valentina Manca , associazione Yo migro