Visioni

In uno stato libero

- 1 Giugno 2013

Zarzis, Tunisia sud-orientale: città portuale da dove, a pochi mesi dalla caduta del regime di Ben Ali, salpano alcune carrette in viaggio per Lampedusa, affollate di migranti in cerca di libertà ed, eventualmente, di un futuro migliore.

Quattro ragazzi, invece, di circa vent’anni – Bashir, Aladdin, Walid e Noureddin – restano in patria e, durante i giorni della rivoluzione e in pochissimo tempo, creano una web tv: Zarzis TV. Un’alternativa indipendente che vuole dare al pubblico un’informazione corretta e veritiera, in contrasto con i “proclama” dei mass-media condizionati dalla dittatura.

Poi Bashir decide di tentare la via della fuga e, oggi, si trova a Parigi, da irregolare.

Tanti i temi affrontati nel documentario di Paola Piacenza (che Corriere Immigrazione ha intervistato poche settimane fa): il libero arbitrio esercitato in una situazione economica, politica e sociale di uno Stato che vive una post-rivoluzione; le aspettative (disattese?) di chi cerca il proprio futuro altrove; il coraggio di chi, al contrario, decide di rimanere e, prima, ha avuto l’iniziativa di lottare contro la dittatura solo con le armi delle immagini e delle parole, spesso forti e disturbanti. E, infine, una riflessione che riguarda tutti, in particolare i giovani, in Occidente come in altre aree del mondo: il web ci rende liberi? Per riprendere il titolo dell’ultimo saggio del giornalista Gianni Riotta, in cui si analizzano le conseguenze positive e negative nell’uso del web per veicolare notizie, informazioni; per organizzare iniziative che partono dal basso; per esprimere speranze, desideri e paure.

Alessandra Montesanto