Scuole multiculturali/1

Roma, il paradosso Pisacane

- 1 Giugno 2013

Eccellenza didattica e boom di iscrizioni, ma la struttura cade a pezzi. C’entra il fatto che gli alunni siano in prevalenza d’origine straniera?

Tor Pignattara: un tempo periferia di Roma, ormai sempre più centro. Quartiere popolare e popoloso compreso tra le consolari “Prenestina” e “Casilina”. Quartiere ormai strutturalmente multiculturale, ad altissimo tasso bengalese. Almeno il 25% degli abitanti è di origine straniera. L’investimento vero, per la maggior parte di loro, è il futuro dei figli. Il tasso di scolarizzazione da queste parti, infatti, è alto e promettente. Molto si concentra nell’Istituto Comprensivo Carlo Pisacane, una scuola in cui studiano e crescono bambini e ragazzi provenienti da almeno 18 paesi. Considerata un polo di eccellenza per quanto riguarda programmi e metodologie, la struttura (una palazzina a tre piani costruita in epoca fascista) versa però in condizioni disastrose: non c’è un cortile agibile, i servizi sono fatiscenti, i cornicioni sono pericolanti, le imposte sono danneggiate o arrugginite, le pareti rovinate da infiltrazioni. Da 25 anni nessuna ristrutturazione. «Gli unici fondi arrivati – racconta una maestra – sono di “somma urgenza” e relativi alla messa in sicurezza di alcuni cornicioni danneggiati. Lavori realizzati solo dopo vari solleciti e proteste».

Nella scuola in realtà c’è uno spazio che avrebbe dovuto essere adibito a giardino, con aiuole e piante da frutto. Se ne sarebbe dovuto occupare un privato, che aveva potuto acquistare il terreno adiacente alla scuola (di proprietà del comune) per farne un parcheggio a condizione di realizzare il giardino, come onere di urbanizzaizone. Il parcheggio è stato fatto, il giardino è rimasto un campo incolto. «E nel mezzo, per imperscrutabili ragioni, è stato messo un cancello divisorio, che servirebbe a delimitare la parte assegnata alla materna da quella delle elementari», racconta un’insegnante. «Il cancello è costato tremila euro, attinti dai fondi Pof (Piano di Offerta Formativa). Col risultato che le attività previste dal Pof, come musica e psicomotricità, sono finite a carico dei genitori. Non è paradossale?». Ma i paradossi, a quanto pare, non finiscono qui. L’impresa che dovrebbe provvedere alle pulizie, per esempio, non lava le scale: non è previsto dal contratto.

Il milione di euro stanziato per la sua ristrutturazione (tra i paradossi c’è anche questo) è congelato da quattro anni nelle casse del comune per effetto della spending review o di qualche altro meccanismo. Sebbene siano stati già da tempo assegnati gli appalti e nominati architetti e geometri, sembra non esserci possibilità alcuna che i lavori inizino. A ribadirlo, pochi giorni fa, è stato per conto del comune di Roma l’architetto Cecilia Cuccaro, durante un’assemblea pubblica convocata dalla dirigente scolastica Stefania Pasqualoni. «Ma certo», dice una mamma. «Gli stranieri (che rappresentano la maggioranza dei genitori, ndr) non votano: quindi perché interessarsi di noi?». Eppure verso la Pisacane si sta verificando una sorta di controesodo dei bambini italiani e per il prossimo anno è previsto un vero boom di richieste. Merito del lavoro straordinario delle maestre, della qualità dell’istruzione e di tanti genitori che hanno reso questa scuola di frontiera una comunità e un luogo di aggregazione.

La figlia di Leila quest’anno ha frequentato l’ultimo anno di materna. Il prossimo passerà alle elementari. Leila è una delle combattive mamme che difendono questa scuola: «Ce ne sarebbe un’altra, in condizioni strutturali migliori, a due passi da casa, ma ho scelto la Pisacane per mia figlia perché mi piace la sua offerta formativa e il modo in cui lavorano gli insegnanti. In un istituto che ho visitato prima di fare la mia scelta, la dirigente ci ha anche tenuto a precisare non c’erano bimbi stranieri. Come se questo fosse un valore. Qui, nonostante evidentissimi problemi, si respirava un’aria diversa. C’erano i cartelloni fatti dai bambini, abbiamo potuto visitare le aule e parlare tranquillamente con le maestre. Il progetto pedagogico si intrecciava con quella che è la vita odierna del quartiere».

Genitori e insegnanti della Pisacane hanno capito che per migliorare la situazione dovevano attivarsi in prima persona. Lo scorso anno, dopo avere chiesto inutilmente al municipio di intervenire per dipingere le pareti delle aule ed essere stati diffidati dal farlo loro, hanno deciso di… ignorare la diffida e mettersi all’opera. A cose fatte l’autorizzazione è arrivata. Non così le scuse o un eventuale risarcimento.
«Non vogliamo sostituirci alle istituzioni ma se queste latitano, dobbiamo comunque non perdere di vista l’interesse dei bambini». Sempre per iniziativa di maestre e genitori e a costo zero, nell’attività della scuola è stato coinvolto lo psicopedagogo Francesco Tonucci che, oltre a essere noto e bravo, ha una nipote nella scuola e si è messo a fare il “nonno volontario” e, da tre anni, tiene corsi per insegnanti e genitori. Escono belle idee che spesso rischiano di restare sulla carta per mancanza di fondi. Si progettano le aule con spazi per le diverse attività, si realizzano incontri in cui i bambini delle elementari leggono delle storie a quelli più piccoli e si sfatano i pregiudizi: per esempio, quello secondo cui i bambini di origine straniera parlano poco e male l’italiano.

Per denunciare questo stato di cose, le famiglie dei bambini che frequentano le scuole di Tor Pignatara, lo scorso 4 maggio, hanno organizzato una catena umana che univa tre scuole interessate da problemi. Il 14 si è replicato, coinvolgendo le maestre, ma alla sola Pisacane. Il 18 maggio, genitori e maestri hanno organizzato una festa in un centro sociale occupato sulla Via Prenestina, la “Ex Snia Viscosa”, lo hanno fatto per raccogliere i soldi necessari a rimpiazzare le spese effettuate per il cancello sul giardino e garantire l’offerta formativa. Sono riusciti a raccogliere 3.000 euro, la somma spesa per il cancello che nessuno voleva.

Stefano Galieni