Forum Aniv

Armi spuntate, nemici sbagliati

- 9 Giugno 2013

Falsi braccianti che dilagano, legge contro il caporalato che non funziona e lo Stato che non riesce ad essere presente. È emerso al forum annuale degli ispettori del lavoro.

Dal 29 al 31 maggio scorsi si è tenuto a Carovigno, nel brindisino, l’annuale “forum sulle attività di vigilanza” a cura dell’Aniv, l’associazione professionale che raccoglie ispettori dell’Inps, dell’Inail e del Ministero del Lavoro.
Nella seconda e terza giornata gli oltre 400 ispettori presenti si sono interrogati sui fenomeni di frode ai danni del sistema di welfare nazionale (realizzata soprattutto attraverso la strutturazione di falsi rapporti di lavoro in agricoltura) e sullo sfruttamento della manodopera extracomunitaria irregolare. I due fatti sono strettamente correlati. Il sistema è semplice, efficace e redditizio. Il falso bracciante paga per essere registrato fra i dipendenti di un’azienda agricola compiacente, così otterrà contributi (la contribuzione agricola è poco costosa) mediante i quali conseguirà il diritto all’indennità di disoccupazione, alla pensione e ad altre prestazioni. Il rapporto costi/benefici è agghiacciante: per ogni euro incassato in contributi di questo tipo, l’Inps ne eroga 20 in prestazioni. La terra, invece, viene lavorata da manodopera in nero, extracomunitaria, spesso clandestina, sottopagata e senza diritti.
Ogni anno il solo servizio ispettivo dell’Inps annulla qualcosa come 70.000 falsi rapporti di lavoro in agricoltura. Nel triennio 2009/2011 sono state recuperate prestazioni erogate a fronte di lavoro agricolo fittizio per 700 milioni di euro.
Ma il fenomeno non diminuisce. Anzi, pare che di recente la stessa logica si vada estendendo ad altri settori di attività, come l’edilizia e i servizi alle imprese. La mente è sempre la stessa: mafie in vario modo declinate, che guadagnano su tutto: si paga per entrare in Italia, si paga la tangente al caporale per poter lavorare, si paga per ottenere la falsa registrazione. Si paga tutto. L’impresa paga il pizzo e poi deve dividere con i mafiosi la torta dei contributi europei.
E i controlli? L’azione di verifica delle violazioni in materia di lavoro e previdenza è affidata, in Italia, a poco meno di cinquemila unità fra ispettori del lavoro, dell’Inps e dell’Inail. A fronte di quattro milioni e mezzo di aziende. Come dire mille a testa. Un rapporto numerico sconfortante, affiancato da una normativa complessa, farraginosa, a tratti contraddittoria, condotta a colpi di riforme e riforme delle riforme. Tanto per fare un esempio banale, la normativa sull’indennità di trasferta dei lavoratori dipendenti ha subito, negli ultimi trent’anni, cinquanta revisioni.
A proposito. E il 603/bis? La famosa legge anti-caporali?… Dalla sua entrata in vigore (agosto 2011) l’articolo 603/bis del codice penale ha prodotto 82 (avete letto bene: ottantadue) segnalazioni alle Procure della Repubblica a tutto il maggio 2013. Questi numeri danno conto di un apparato normativo che non funziona. Nondimeno (non per fare la parte di quelli che alzano il ditino) lo avevamo previsto. Andate a rileggere quanto pubblicavamo su Corriere Immigrazione il 7 ottobre 2012, all’indomani della promulgazione della “Legge Rosarno”.
Sarà per via delle leggi inefficaci. Sarà per il nostro sistema giudiziario collassato. Sarà che è meglio un clandestino vivo che un regolare morto. Ma i fatti sono questi. Punto.
È che quando uno straniero irregolare trova lo Stato, trova quasi sempre la questura, le impronte digitali, la camera di sicurezza, il decreto di espulsione. Se denuncia, trova schiere di avvocati che, in punta di diritto, discuteranno per anni sulla nozione di “condizioni di estremo sfruttamento” e raffinatamente discetteranno sull’applicabilità al “caso di specie” dell’una o dell’altra legge, produrranno chili di memorie, valanghe di ricorsi, palate di incidenti probatori, prima ancora di arrivare alla prima udienza. Del resto non fanno che il loro mestiere. Il mondo è fatto così, no? C’è chi produce memorie e ricorsi e chi raccoglie pomodori a cinquanta centesimi a cassetta (ricordarsi di darne dieci al caporale).
Poi ci sono quegli altri. Quelli dei controlli e quelli della solidarietà. Donne e uomini che ogni giorno combattono la guerra di tutti con armi spuntate.
O forse no. Forse non sono sbagliate le armi. Magari è sbagliato il nemico.

Luciano Esposito