Cagliari

Rom in corteo per il diritto allo studio

- 9 Giugno 2013

La risposta esemplare dell’associazione Dosta di fronte alle provocazioni di Forza Nuova. È la prima volta in Sardegna

«Dosta» in romanè vuol dire basta. È il nome dell’associazione rom nata in Sardegna circa 6 mesi fa. Sabato 8 giugno la scritta Dosta e il disegno della ruota che, da sempre, caratterizza “il popolo rom” campeggiavano sullo striscione che apriva a Cagliari il corteo per il diritto allo studio. La prima manifestazione organizzata dai rom in Sardegna: un passaggio importante. Ma anche la risposta a una grave provocazione di Forza Nuova.
Il primo anello della catena di eventi risale a fine maggio quando con finti sigilli e nastro rosso vengono chiusi i cancelli di tre scuole di Cagliari. Nei volantini di Lotta studentesca – cioè Forza Nuova – si legge: «Stop ai rom. Prima gli studenti cagliaritani». Un cumulo di sciocchezze e di falsità. Non bisognerebbe, secondo il gruppo neonazista, spendere soldi (che fra l’altro sono stati dati dall’Unione europea proprio per questo) per i corsi di licenza media destinati ad adulti rom.
Immediata risposta dell’associazione Dosta: «Forza Nuova dimostra ancora una volta di appartenere al Medioevo, quando solo i ricchi potevano studiare». Si chiede un’indagine dell’Unar, cioè l’Ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali.
Dosta, che si definisce «associazione di autodeterminazione dei rom», considera le azioni di Forza Nuova a Cagliari non solo come un gravissimo atto di razzismo anti-rom ma anche un invito a violare i diritti fondamentali degli esseri umani, in definitiva un attacco alla Costituzione Italiana.
 Dosta e Asce (cioè l’Associazione sarda contro l’emarginazione, perlopiù gagè, cioè non rom) decidono una risposta in tre punti.
 Un comunicato che, oltre a denunciare la gravissima azione di Forza Nuova, inviti a rafforzare – a Cagliari e in tutta la Sardegna – la «strategia nazionale di inclusione per rom, sinti e caminanti varata dal Consiglio dei ministri il 24 febbraio 2012, in attuazione della comunicazione 173 della Commissione Europea», con l’Unar come punto di contatto nazionale. Che poi l’Unar faccia bene il suo lavoro è discusso da molti – in tutta Italia – ma, almeno in questo quadro, non interessa: è comunque uno dei riferimenti istituzionali. Questa strategia prevede quattro assi di intervento: lavoro, casa, scuola e protezione sanitaria per tutti i cittadini rom.
 La seconda richiesta è appunto rivolta all’Unar e chiede l’apertura di una indagine sull’azione di Lotta Studentesca – cioè Forza nuova – a Cagliari.
 Terzo punto: una denuncia penale per istigazione all’odio razziale sia contro il gruppo cagliaritano di Forza Nuova che contro Roberto Fiore, il segretario nazionale dell’organizzazione.
Sabato pomeriggio in piazza dunque a Cagliari. Il volantino di Dosta che invita alla manifestazione ribadisce: «Il diritto allo studio è stato una conquista sociale, frutto di lunghe lotte, e deve essere considerato patrimonio di tutti. L’istruzione è un mezzo imprescindibile per il conseguimento e l’esercizio dei diritti di cittadinanza, e presupposto basilare dell’integrazione sociale. La contestazione nel volantino di “Lotta studentesca” è pretestuosa e fuorviante perché vuole mettere il diritto allo studio degli studenti cagliaritani in conflitto con il diritto allo studio di altri cittadini che a Cagliari vivono e risiedono da lungo tempo. È evidente che i contenuti hanno un fondamento razzista e discriminatorio, usano inesattezze e falsità anche ai fini di un attacco politico contro la giunta comunale».
E ancora: «Il razzismo è un male strisciante, vigliacco nel profondo e attacca per primi sempre i più deboli. Ha bisogno dell’indifferenza per crescere e diventare un mostro, pertanto ogni episodio di razzismo deve essere considerato come un problema che riguarda tutti. Provocazioni come queste impongono una presa di posizione e non devono lasciare nessuno né nessuna istituzione nel silenzio. Se qualcuno sente o legge espressioni di razzismo si ribelli, confuti, racconti, scriva un commento, e non lasci la notizia parlare da sola, non faccia passare sotto silenzio questa forma di degrado della vita democratica e civile».

Così sabato pomeriggio sfilano 250 o forse 300 persone: un buon numero per una giornata estiva, che dunque ha svuotato Cagliari a favore delle spiagge, e comunque per una manifestazione organizzata in pochi giorni. Molte le adesioni (dai partigiani dell’Anpi ai giovani del Social Forum) ma spicca un’assenza; quella della Caritas, sulla quale nel corteo ci si interroga.
«Il problema della Caritas di Cagliari» sostiene Antonello Pabis dell’Asce «è che la sua idea di carità è pelosa, clientelare e ricattatoria. È noto che in questi giorni mediatori della Caritas sono andati in giro a scoraggiare i rom di venire a questo corteo. Motivazioni? Incomprensibili, ma qualcuno dice che la licenza media renderebbe troppo autonomi i rom». La tesi di Pabis è avallata anche da un paio di insegnanti e da altre persone nel corteo. Forse anche per questo “scoraggiamento” i rom in piazza sono pochi, 40-45 forse. Qualcuno di loro spiega: «Non siamo abituati a una manifestazione, per noi questa parola, come sciopero, significa conflitto, dunque rischio di repressione».
La maglietta indossata da Pabis sabato merita una citazione: «Cervelli nel mondo» è una sorta di titolo e più in piccolo si leggono in successione «europeo», «africano» e «asiatico» ognuno con sotto il classico disegno di un cervello ma ad accompagnare la quarta scritta – «razzista» – un desolante (ma eloquente) vuoto.
Tornando allo “scoraggiamento” dei rom effettuato dalla Caritas, altri – sia rom che gagè – nel corteo osservano che bisogna tener presente anche l’altra faccia della medaglia, cioè che «i 40 qui sono consapevoli e senza paura»: un passo importante per uscire dal silenzio, dicono i più ottimisti; in ogni caso – almeno per Cagliari – una grande novità.
In testa al corteo tre striscioni di Dosta: «no al razzismo», «Diritto alla scuola per tutti», «La scuola è civiltà, chiuderla è barbarie», in coda quello dell’Asce «Siamo tutti fratelli, siano tutti rom».
Prima un sit-in davanti alla scuola media “Giuseppe Manno” (una di quelle nel mirino di Forza Nuova) poi in corteo per via Roma, cioè il cuore della città, al quartiere La Marina (dove vivono molti immigrati che plaudono) per finire a piazza Yenne.
L’intervento finale è di Ratko Boban Hailovic, per tutti solo Boban: «Dei rom si parla molto ma poco o nulla si sa. Guardatemi, sono rom eppure sono uguale a voi. Tranne per una cosa: non ho avuto purtroppo gli stessi diritti e le stesse opportunità». Poi Boban torna sul razzismo e chiede che ci si impegni per i diritti eguali «davvero per tutti, anche per noi». E ancora: «Non abbiamo chiesto e non chiediamo soldi o privilegi ma di essere ascoltati. Voi parlate tanto di inclusione sociale ma come potete farla senza i diretti interessati, cioè noi? Se ci incontriamo, cioè ci sediamo allo stesso tavolo e parliamo è un bene: noi diremo al Comune e alla Regione Sardegna che occorre un piano per affrontare il disagio estremo nel quale vivono molte persone, fra cui noi».
Poi un accenno al fatto che smembrare i “campi” senza offrire alternative significa togliere il riferimento protettivo – le grandi famiglie – al quale tutte le persone rom e i giovani in particolare sono abituati. Intervistato da Casteddu on line – quotidiano di Cagliari sul web – Boban sottolinea che la disinformazione arriva anche attraverso i media locali: «una campagna giornalistica che ci ha paralizzato, così cresce il clima di intolleranza verso di noi. Noi non rubiamo e non viviamo in ville con piscina». La frase sulle ville va spiegata. Mesi fa alcune famiglie rom furono tolte da un campo e trasferite dal Comune in una vecchia villa, prima diventata la discoteca Pandemonium e poi abbandonata. Un giornalista accompagnò la notizia con la foto della famosa piscina… senza spiegare che l’immagine risaliva a molti anni prima e che ora al posto dell’acqua c’erano rifiuti e detriti. Così inizia a circolare la leggenda del Comune che mette i rom in ville con piscina. E ancora adesso in rete si legge appunto di «privilegi assurdi» perché molte persone, ingenue o disinformate, continuano a crederci.
Anche a questa ignoranza una parte importante di Cagliari sabato ha detto «dosta», basta.

Daniele Barbieri