Visioni meticce

Un paradiso venduto

- 9 Giugno 2013

E poi ti capita di vedere un film, di un registra in Italia sconosciuto capace di raccontare, stravolgendole, alcune dinamiche migratorie. Un film spagnolo, del regista Emilio Ruiz Barrachina, premiato al Festival di Gijón e presentato già al Forum mondiale sull’immigrazione che si è tenuto a Manila. Si sta cercando di farlo distribuire in Europa, visto  il successo registrato in Spagna e di tradurlo ovviamente per poterlo diffondere presso un vasto pubblico. In una narrazione che risente molto delle influenze di quello che chiamano “realismo magico”, la Venta del paraìso, (La vendita del paradiso) prende spunto dal percorso migratorio di Aura Maria, una giovane messicana senza prospettive nel proprio paese che accetta una promessa di trasferimento comprendente lavoro e alloggio, a Madrid. Tante le peripezie nel partire e, all’arrivo, la ragazza scopre di essere stata truffata. Non esistono né il magnifico lavoro  promesso né tantomeno la prenotazione nello splendido albergo. Soccorsa da un paesano, si ritrova in una modesta pensione circondata da personaggi veri e irreali, con alle spalle storie spesso tragiche e con cui costruisce un legame  di solidarietà. Ed è un’occasione per lasciarsi trasportare da un curioso miscuglio di critica sociale, citazioni da cinefili, gag. E se la colonna sonora, pur conservando i legami delle culture di provenienza, subisce continue e non casuali incursioni della Overtoure 1812 di Chaikowski, il film diviene mano mano una feroce e dura contestazione alle leggi immutabili del patriarcato, dello sfruttamento, della xenofobia. I personaggi che ruotano attorno ad Aura Maria, si ribellano e riescono a farlo insieme. E se per uno di loro questo significa la morte cruenta, per un altro il meritato successo come direttore d’orchestra, per tutti una rivincita comune. Aura Maria tornerà grazie alla sua ribellione in Messico, tormentata ma ancora combattiva e determinata a vivere.

Stefano Galieni