Piccole infamie

Il mostro sotto il letto

- 16 Giugno 2013

Su un autobus, a Londra. A una fermata x sale una signora con un bambino attaccato al braccio.

Alex, che è di origine greca e fa l’attore, la guarda distrattamente. E anche gli altri passeggeri. Il bambino a un certo punto comincia a strillare perché vuole a tutti i costi un qualcosa da mangiare che sta nella borsa della signora.
La mamma sfodera inutilmente il più classico dei repertori di blandizie e poi di minacce. Invano. A un certo punto, però, indicando Alex e rivolgendogli al tempo stesso uno sguardo di complicità, sembra trovare la frase giusta per spegnere le rimostranze: «Basta! O chiamo il terrorista!». Alex si accinge a interpretare Socrate in una pièce teatrale, una rivisitazione delle Nuvole di Aristofane. Per questo, d’accordo col regista, si è fatto crescere, concentrata sul mento, una lunga barba nera, che assomiglia a quella tante volte vista sul viso dell’estremista islamico da manuale. Ed è proprio quella barba che improvvisamente diventa il principale oggetto di attenzione sul bus. Alex in un istante ha tutti gli occhi addosso. Ed è per questo che alla fermata successiva, che pure non è la sua, decide di scendere frettolosamente.
Si siede sotto la pensilina, incredulo. Incominciano a venirgli in mente le frasi che avrebbe potuto dire e invece sono rimaste ferme dentro la sua gola. A lui, che in fondo vive di parole, le parole sono mancate tutto un tratto. «Non è stato quello che ha detto quella donna, ma la paura negli occhi di suo figlio. Io ero il mostro sotto il letto». L’aspetto vagamente islamico, soprattutto dopo l’orribile delitto di Woolwich, lo ha trasformato in un estemporaneo uomo nero, messo alla gogna da una madre in balìa di un bambino e, probabilmente, sciocca.

Stefania Ragusa