Diritto d'asilo

Le nuove regole dell'Europa

- 16 Giugno 2013

Il Parlamento Europeo ha approvato il nuovo Sistema Europeo Comune di Asilo (Ceas), attraverso l’adozione di 4 nuovi strumenti giuridici.

Il Ceas ha un impatto diretto sulla vita di circa 400.000 richiedenti asilo ogni anno, su circa 2 milioni di beneficiari di protezione internazionale e le loro famiglie e sul lavoro di decine di migliaia di operatori pubblici e privati nei 27, presto 28, Stati Membri dell’Unione Europea. Il Sistema Comune Europeo di Asilo è unico e non esiste un modello simile in altre regioni. Il processo che ha portato all’adozione del pacchetto normativo ha avuto bisogno di quasi tre anni in più rispetto a quanto previsto nel Programma dell’Aia; è stato faticoso, conflittuale e a lungo dibattuto. La riforma della normativa Ue in materia di asilo è stata caratterizzata dal tentativo di trovare un compromesso tra due pulsioni fondamentali in contrasto tra loro: da un lato, rafforzare le garanzie dei richiedenti asilo e delle persone che hanno diritto alla protezione internazionale; dall’altro prevenire l’abuso del diritto di asilo da parte di migranti non legalmente autorizzati ad entrare e risiedere nei territori dell’Unione Europea. I richiedenti asilo potranno, alla fine, ancora continuare ad essere spostati, secondo il Regolamento Dublino III, contro la loro volontà ed i loro interessi legittimi, da uno Stato Membro ad un altro. Rischieranno di essere esposti a trattamenti inumani ed al rischio di refoulement quando verranno trasferiti in un Paese che offre condizioni di accoglienza insufficienti e mostra gravi carenze nel sistema di protezione nazionale. Inoltre, il richiedente asilo potrà continuare ad essere detenuto, eventualmente anche su scala più ampia rispetto al passato, per una vasta serie di ragioni, nonostante non sia accusato di alcun crimine. Il diritto ad un ricorso effettivo, in particolare contro una decisione negativa di richiesta di asilo nell’ambito delle “procedure speciali” continuerà a non essere pienamente garantito. Nonostante le dure contestazioni, permangono nozioni come quelle di “paese di origine sicuro”, “paese terzo sicuro”, “paese terzo europeo sicuro”, “paese di primo asilo” e “ammissibilità di una domanda di asilo”. L’accesso ai territori dell’Ue, e conseguentemente alla protezione, continuerà ad essere estremamente difficile e, per una stragrande maggioranza di persone in cerca di protezione, solo in modo irregolare e non protetto, in condizioni di rischio per le loro vite e sottoposti a forti pagamenti ai trafficanti. Mezzi alternativi di accesso alla protezione non sono previsti, eccetto per un ristretto numero di rifugiati che beneficiano del reinsediamento. «Pur riconoscendo che in confronto alla “prima generazione” di strumenti giuridici di asilo dell’Ue sono stati fatti importanti passi avanti, attraverso un sistema comune basato sul rispetto dei diritti umani e del principio di asilo e dei diritti dei rifugiati, e che l’attenzione è rivolta molto più verso le persone vulnerabili ed i loro bisogni speciali, un vero sistema di asilo che garantisca la parità di diritti e standard in tutta l’Ue e che preveda la possibilità di accedere alla protezione in modo sicuro, resta ancora da costruire – ha commentato Christopher Hein, direttore del Consiglio Italiano per i Rifiugiati (Cir) –. Ma ora la sfida è quella di monitorare il recepimento delle Direttive nella legislazione nazionale, di promuovere a livello nazionale degli standard più elevati e di garantire che l’attuazione concreta delle norme sia fatta in un modo compatibile con la Cedu ed i princìpi stabiliti dalla Corte di Strasburgo».