Cie e dintorni

Karim è libero

- 30 Giugno 2013

Doveva essere rimpatriato, Karim, arrivato in Italia quando aveva 6 anni. Un Paese  in cui era inserito, in cui aveva relazioni stabili e inviolabili anche secondo il normale buon senso.

Invece, il 25 giugno 2013, è stato rilasciato, dopo un trattenimento durato due mesi e per il quale erano giunte le firme  di migliaia di cittadini raggiunti tramite una petizione. Una dimostrazione piccola ma efficace di come spesso, se ben stimolata, la società italiana, la pubblica opinione, si mostrano più avanzate del sistema legislativo che dovrebbe  governarne la vita.

Il Tribunale di Roma ha accolto l’istanza di sospensione richiesta dall’avvocato dell’Asgi, in attesa che si definisca il giudizio in corso relativo alla richiesta di protezione umanitaria avanzata dal ragazzo egiziano. Il Tribunale di Roma da alcuni anni mostra una apprezzabile sensibilità e preparazione in materia e ha ritenuto pericolosa la possibilità di rimpatriarlo.

La storia di Karim, seguito dalla Campagna LasciateCiEntrare, aveva fatto il giro del mondo ed era stata pubblicata anche sul New York Times, in un articolo che metteva in luce le ombre sui Centri di Identificazione ed Espulsione in Italia, rilevando il fallimento del sistema Cie, lanciando un duro attacco all’Italia e alle sue strutture “inutili, inefficaci e crudeli”. E quei due mesi, la vita di Karim e della sua compagna, sono stati mesi di dolore e di paura, che hanno provocato danni immensi di cui avremo presto modo di parlare sentendo la sua voce.

L’Asgi auspica che in futuro tutti i giudici investiti di questioni attinenti al trattenimento dei cittadini stranieri nei Centri di Identificazione ed Espulsione utilizzino tali centri come mezzo residuale, sostanzialmente eccezionale, così come richiesto dalle direttive europee, che troppo spesso vengono eluse sul territorio nazionale.