Lampedusa

L'ospite inatteso

- 7 Luglio 2013

L’isola si prepara alla visita di Francesco I, un evento storico,  destinato a cambiare globalmente la percezione delle migrazioni.

La notizia è arrivata il primo luglio: a distanza di sette giorni esatti, sull’isola sarebbe arrivato Papa Francesco I. «Una sorpresa per tutti, soprattutto per quel che riguarda la rapidità dell’evento», spiega don Carmelo, che ha il compito di tenere i rapporti tra la parrocchia e la stampa. La visita infatti non era totalmente imprevedibile. Padre Stefano, parroco di Lampedusa, aveva indirizzato una lettera aperta al Pontefice, poco dopo la sua elezione, chiedendogli di venire a visitare l’isola. Il 20 maggio, ad un incontro dei vescovi siciliani con il santo Padre, si era parlato anche d’immigrazione e l’arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro, e il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, avevano portato in dono una croce in legno realizzata con i resti dei barconi dei migranti di Lampedusa. «Il santo padre era rimasto molto colpito dai migranti che per salvarsi dall’annegamento si erano attaccati alle reti per i tonni», aggiunge don Carmelo. «Non scordiamoci – aggiunge – che anche lui è figlio di immigrati».

Il programma ufficiale è il seguente: alle 9:15 l’aereo atterrerà al nuovo aeroporto di Lampedusa. Ad accogliere Francesco I ci sarà monsignor Francesco Montenegro vescovo di Agrigento, e il sindaco di Lampedusa, Giusy Nicolini. La delegazione si sposterà immediatamente a Cala Pisana. Qui il Papa salirà su una motovedetta della Guardia Costiera e andrà a lanciare una corona di fiori all’altezza della Porta d’Europa. Quindi si riparte alla volta del molo Favarolo, dove ad attenderlo ci saranno cinquanta immigrati in rappresentanza degli oltre quattrocento attualmente presenti nei Cspa  (centri di soccorso e prima accoglienza) di contrada Imbriacola e Base Loran. Poi la messa nel campo di calcio, una visita alla parrocchia e l’aereo del Papa tornerà a decollare alla volta di Roma. È stata scelta una forma privata caratterizzata da gesti simbolici. Da Cala Pisana nel 2011 partivano le navi traghetto che portavano i migranti dell’Ena (Emergenza Nord Africa) nel resto d’Italia. La porta d’Europa è una scultura di Mimmo Palladino che fu pensata come omaggio a tutti coloro che durante le migrazioni hanno perso la vita. Il molo Favarolo (chiamato anche molo bunker in quanto è totalmente chiuso) è da anni il punto di arrivo dei migranti recuperati in mare.

La visita sarà quindi molto breve e non ci sarà purtroppo tempo per andare nei Cspa, ma rappresenta lo stesso una grande svolta nella percezione delle migrazioni e ha messo in fibrillazione l’isola. «Può marcare una linea netta tra cosa è giusto e cosa è sbagliato», spiega Paola La Rosa attivista della Legambiente. «Darà ragione alla maggioranza silenziosa dell’isola, da sempre accogliente e solidale, spesso adombrata dalla rumorosa minoranza razzista che aveva potuto contare sull’appoggio della precedente amministrazione e soprattutto del Viminale targato Lega».

Questa visita non è importante solo per gli isolani, ma anche per l’immagine che per anni è stata trasmessa verso l’esterno sia dell’isola che del tipo di migrazioni da cui è toccata. Si è parlato molto degli sbarchi ma senza mettere in evidenza che in realtà i migranti che arrivavano, da un punto di vista numerico, erano solo una marginalissima parte degli arrivi irregolari in Italia. Non veniva messo in luce  che a cercare salvezza sull’isola fossero prevalentemente rifugiati politici. «La prova ne è stata che quando l’allora ministro Maroni, attraverso gli accordi con la Libia impedì gli arrivi sull’isola, in Italia crollarono di oltre il 70% le richieste d’asilo. Dimostrando che in realtà Lampedusa non era la porta della clandestinità ma della salvezza per chi scappava da guerre e persecuzioni».

C’è molta attesa anche per le ricadute economiche. «L’80% dell’economia dell’isola si regge sul turismo», ricorda  Giandamiano Lombardo della Federalberghi di Lampedusa. «Già questa stagione era partita benissimo con un aumento del 30% delle prenotazioni. L’isola dei conigli, la spiaggia simbolo di Lampedusa, è stata dichiarata la più bella del mondo e la visita del Papa non può che migliorare le cose». Lombardo si dichiara anche lui molto felice della visita del Pontefice, la considera un riconoscimento alla solidarietà che in questi anni i lampedusani hanno saputo dimostrare. «Di problemi ce ne sono stati ma imputabili allo stress dei migranti e a una gestione sbagliata, in alcuni casi, del Governo. Qui i migranti non sbarcano, ma arrivano in fase di recupero e salvataggio. Si tratta di un trasporto coordinato e organizzato. Chi viene a fare turismo sull’isola neanche si accorge della loro presenza. Noi degli sbarchi lo veniamo a sapere dalla televisione».

Turismo e migrazioni possono convivere. «Negli ultimi 15 anni sono cresciuti entrambi», osserva La Rosa. «Delle due l’una: o sono fenomeni indipendenti tra di loro o l’immigrazione ha un effetto positivo. Al di là della battuta, ci sono dati obiettivi di cui tener conto: solo nel 2011 c’è stata una reale flessione del turismo (del 30% circa), ma il problema non erano i migranti bensì l’errata gestione del fenomeno». Una visione che riflette quella dell’amministrazione comunale, in particolare del sindaco Nicolini, che si sta ponendo in maniera di totale rottura rispetto alle posizioni dell’amministrazione precedente, ottenendo risultati positivi e tangibili. «Sono in atto progetti per l’inserimento di giovani migranti», racconta ancora La Rosa. «Si tratta dell’inserimento nel mondo del lavoro di tre giovani, arrivati minorenni a Lampedusa, trasferiti in Sicilia, che sono poi ritornati per fare un tirocinio: uno in una pizzeria, uno in un albergo e un altro in un panificio». È stata valorizzata anche la presenza delle organizzazioni di Presidium che operano nel Cspa a cui è stata data l’opportunità di poter rendersi utili per l’isola e i suoi abitanti. Quest’inverno Oim e Save The Children hanno finanziato la partecipazione di 12 ragazzi di Lampedusa al Gran Galà dello sport a Roma. Mentre l’Unhcr si sta preoccupando di aiutare il museo delle Migrazioni. «Tutto questo sarebbe stato impossibile con il sindaco De Rubeis e la sua amministrazione», conclude La Rosa.

Certo che i problemi non sono finiti. Anche venerdì 5 luglio dei migranti sono usciti dal centro per chiedere di essere trasferiti dall’isola. Problema che da anni si ripropone e che ha portato alle ribellioni e agli scontri tra migranti e forze dell’ordine e nel 2011 anche con alcuni isolani. Ma malgrado la gestione del Governo, Lampedusa sembra aver fatto dell’esperienza tesoro e smarcandosi dagli stereotipi che le sono stati appiccicati, sta trasformando in opportunità e in un vantaggio la sua posizione geografica e la sua inclinazione alla solidarietà.

Francesca Materozzi