Caltanissetta

Sotto il tappeto… polvere

- 7 Luglio 2013

Un libro bianco per spiegare ai nisseni (ma non solo) che la realtà dell’immigrazione è spesso assai diversa da quello che si vede.

Polvere sotto il tappeto è il titolo del libro bianco realizzato dallo Sportello per Immigrati di Caltanissetta, presentato in occasione della Giornata mondiale del rifugiato. In diciotto pagine Giuliana Geraci e Santa Lombardo hanno sintetizzato le loro esperienze in materia di immigrazione.
È un titolo polemico, che va in primo luogo contro la decisione di trasferire l’Ufficio Immigrazione dalla Questura di Caltanissetta, zona centrale della città, agli edifici del Cie/Cda/Cara di Pian del Lago, nell’estrema periferia, lontano dalle strade frequentate dai cittadini e dai luoghi urbani di socialità. Un trasferimento che le autrici del libro interpretano come il tentativo di separare, fisicamente e simbolicamente, i cittadini nisseni dai migranti. Questi ultimi sono avvertiti sempre più spesso come una realtà da nascondere, da far sparire: la classica polvere che in molte case aspiranti “perbene” finisce sotto il tappeto. Caltanissetta si indigna, osservano le autrici. Ma le ragioni per cui lo fa non sono quelle giuste. «Si indigna perché queste persone rovinano le nostre cose. I nostri spazi. Le nostre palme. Panchine. Non si indigna però perché queste persone non hanno altra possibilità se non quella di non avere diritto a nulla».
Il libro è uno strumento utile per contrastare i fenomeni di razzismo e le discriminazioni (comportamenti ostili e negativi nei confronti di un particolare gruppo di persone), che spesso nascono dai pregiudizi (atteggiamenti ostili e negativi) ma anche dagli stereotipi (schemi mentali attribuiti ad un particolare gruppo di persone).
Sono dieci capitoli che analizzano gli strumenti messi in atto, fino ad oggi, per affrontare l’immigrazione e le problematiche ad essa correlate e che ripercorrono il viaggio del migrante, dai primi passi fino all’ottenimento dei documenti. Tra i luoghi comuni da sfatare, uno dei primi è la responsabilità degli stranieri rispetto alle lacune della nostra organizzazione sociale. «Pochi servizi? Colpa degli stranieri che ricevono più attenzione dei nisseni dalle istituzioni. Città sporca o poco curata? Colpa degli stranieri. Città poco sicura? Colpa degli stranieri. Gli stranieri diventano un ottimo alibi, ma da alibi a capro espiatorio il passo è breve».
Un altro pregiudizio molto diffuso (e che affonda le radici anche in una scarsa conoscenza del quadro legislativo in cu si colloca l’immigrazione) è la rappresentazione degli immigrati come fannulloni che ciondolano tutto il giorno nei centri storici delle città, senza voglia alcuna di lavorare. Pochi sanno che non tutti i tipi di permesso di soggiorno consentono al migrante di poter lavorare e, spesso, gli stranieri in attesa del riconoscimento dello status di rifugiato non possono neanche allontanarsi dalla città. In moltissimi casi dunque il migrante è costretto a non far nulla, ma d’altro lato la sua presenza crea un indotto economico considerevole (legato essenzialmente ai soldi che lo stato stanzia per il suo mantenimento, ma che non vanno certo nelle sue tasche), di cui si parla poco ma che fa tanta gola.
Nello spaccato che emerge dal libro, l’immigrato vive in strutture sovraffollate e attende all’infinito di risolvere la propria situazione giuridica, avendo in mano pochi mezzi per districarsi nella complessità del contesto cittadino. Questa lunga attesa e le privazioni che ne conseguono, lo espongono al rischio di cadere nella rete della locale criminalità organizzata, dopo un pericoloso viaggio alla ricerca di una vita migliore. La situazione peggiora nel caso delle donne, soprattutto in relazione al dilagare dei fenomeni di prostituzione che vengono affrontati sotto il profilo della “pubblica moralità”, senza curarsi dei bisogni di chi si trova costretta sulla strada e senza prendere in seria considerazione la “domanda” nostrana. A rendere peggiore la situazione femminile, soprattutto se legata alla clandestinità, è anche il fatto di accettare convivenze e situazioni di pericolo come unica chance per avere un tetto sulla testa. Questo e molto altro costituisce materia di un libro bianco nato in un contesto in cui esistono anche tanti nisseni pronti a solidarizzare con la sofferenza, senza guardare al colore della pelle.
Fuori dall’angusto perimetro di Caltanissetta, il libro è uno strumento utile ad affrontare le tematiche generali che riguardano i fenomeni migratori e le integrazioni mancate, a causa del vuoto istituzionale che ne impedisce il buon esito. Gli interessati possono quindi chiedere copia di Polvere sotto il tappeto telefonando al 333-5468651 o scrivendo a giuliana40@gmail.com .

Marcella Geraci