Asilo Politico

L'attimo fuggente

- 21 Luglio 2013

Presentato a Roma il primo rapporto sulle audizioni delle Commissioni Territoriali.  Criticità e soluzioni a breve termine.

Con quale criterio viene riconosciuto l’asilo politico il Italia? Cosa succede durante l’intervista nelle Commissioni Territoriali che decidono se accordare o meno la protezione internazionale? Come vengono condotte le audizioni? A queste domande  prova a rispondere il rapporto  Le voci sospese, redatto dall’associazione Senza Confine in collaborazione con A Buon Diritto Onlus e il sostegno economico di Open Society Foundations.

La prima sorpresa – almeno per i non addetti ai lavori – riguarda la sostanziale non oggettività della procedura. Non esiste un protocollo standard a cui le Commissioni Territoriali (gli organi che decidono) devono attenersi: lo spazio per l’interpretazione e per la discrezionalità rimane amplissimo. E questo spiega come possa accadere che dinieghi dati in prima istanza vengano ribaltati successivamente dai tribunali.

“Nel discorso pubblico e mediatico – si legge nella ricerca –  si presuppone in maniera implicita che esistano criteri ‘oggettivi’ per stabilire se una persona sia meritevole di protezione oppure no. A uno sguardo più approfondito e ‘interno’ emerge con forza che tali criteri di oggettivo hanno spesso ben poco. Operatori di Senzaconfine hanno raccolto e analizzato i verbali di audizione e gli eventuali ricorsi presentati avverso decisioni negative della Commissione territoriale di Roma e li hanno confrontati con le storie narrate in prima persona ai membri dell’associazione da parte degli stessi richiedenti protezione. L’approfondimento ha consentito di far emergere aspetti  particolarmente delicati riguardanti la qualità della procedura per il riconoscimento della protezione internazionale, in particolare carenze e criticità che portano a un diniego in prima istanza, a volte successivamente ‘ribaltato’ da una decisione del Tribunale. La procedura di fronte alle Commissioni territoriali competenti è quindi emersa come un passaggio che non offre al richiedente garanzie che la sua storia individuale venga valutata nel modo più corretto e completo. E questa situazione, nelle testimonianze dei protagonisti, è uno dei motivi per i quali sempre più richiedenti asilo cercano di raggiungere paesi europei diversi dall’Italia”.

Dal rapporto emergono una serie di criticità. Dalla mancanza di omogeneità e criteri oggettivi per il riconoscimento dello status di rifugiato ai tempi di attesa (lunghissimi) per accedere all’audizione. Il richiedente asilo viene a trovarsi in una situazione di sospensione (da qui il nome del rapporto) e di fortissimo stress. Durante l’audizione, le principali difficoltà riguardano la qualità dell’ascolto, la preparazione e formazione dei membri della Commissione e degli interpreti. Le interviste in commissione avrebbero come compito anche la verifica della credibilità del richiedente. Ma troppo spesso vengono usate deliberatamente per farlo cadere in contraddizione. Non dovrebbe essere questa l’ottica della Convenzione di Ginevra.

Estremamente frequenti, quasi endemiche, sono le carenze organizzative. A queste troppo spesso si cerca di ovviare  riducendo le garanzie procedurali. L’organo dovrebbe infatti essere collegiale cioè formato da quattro membri (due provenienti dal Ministero degli Interni, un membro dell’Unhcr, e uno scelto dagli Enti Locali) ma è piuttosto raro che tale collegialità venga garantita in sede d’ascolto. I verbali delle audizioni, inoltre, sono riportati in maniera troppo sintetica, e questo rende più difficoltoso il ricorso al tribunale ordinario, in caso di diniego.

A sentire i rappresentanti istituzionali presenti, alcune tra queste criticità sarebbero già note ai ministeri competenti. In questo senso si sono espressi  il prefetto Angelo Trovato, presidente della Commissione Nazionale, e il vice prefetto Rosanna Rabuano Capo della Segreteria del Viceministro Bubblico. Sarebbero imminenti dei corsi di formazione ad hoc per i membri delle Commissioni e ci si starebbe adoperando per aumentare il numero delle Commissioni in modo tale di ridurre un po’ i tempi di attesa. Al fine di rendere più agevole l’accesso dell’iter della richiesta asilo è previsto un’ampliamento dell’accoglienza. L’Italia poi avrebbe chiesto all’Europa di rivedere il Regolamento Dublino per andare incontro alle esigenze ad esempio dei minori anche in funzione dell’unità familiare. Insomma, la situazione non è rosea ma non sarebbe sconosciuta (bontà loro) a chi governa. Inoltre a breve verrà riconvocato il Tavolo Asilo, fermo ormai dal Governo Prodi che permetterà un confronto tra istituzioni, enti di tutela e associazioni. Per essere ancora più convincente, da questo punto di vista. Rabuano ha concluso il suo intervento  ricordando una recente lettera del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che sottolineava quanto possa essere rapido per i rifugiati  il passaggio dalla speranza alla disperazione. E con la seguente chiosa. «E’ venuto il momento per il nostro Ministero di cogliere l’attimo». Bene, cogliamolo!

Francesca Materozzi