Visioni

Facing mirrors

- 28 Luglio 2013

Il film vincitore del Middle East Now è iraniano: il permesso di realizzarlo in pellicola è arrivato solo dopo le prime riprese in digitale.
Stiamo parlando di Facing mirrors della regista Negar Azarrbayjani che racconta l’incontro tra due donne, o forse no. A Teheran, Rana è madre di un figlio piccolo e moglie di un uomo in carcere per debiti. Per fare uscire il marito di prigione si improvvisa tassista, mestiere che non si addice a una donna, soprattutto in una società ancora maschilista e patriarcale. Edie è l’altra protagonista femminile, ribelle e anticonformista, che non vede l’ora di lasciare l’Iran, la famiglia e un matrimonio imposto, per cambiare totalmente: Edie, infatti, vorrebbe diventare un uomo. Rana e Edie si incontrano e i loro destini si intrecciano. Edie chiede, infatti, aiuto a Rana per la fuga e, in cambio, le darebbe un’ingente somma di denaro che le permetterebbe di risolvere tutti i suoi problemi.
In Facing mirrors, per la prima volta, in un film iraniano, si parla dei transegenders: la regista affronta  l’argomento con una certa dose di leggerezza, mantenendo un buon equilibrio tra la denuncia delle difficoltà e lo stile proprio della commedia e riesce a suscitare, negli spettatori occidentali, quella curiosità che deriva da ciò che si conosce della società iraniana, da sempre descritta come chiusa e intransigente. Ma la regia mossa – anche per l’uso della camera a mano – e la sensibilità di tre donne (della regista e delle due protagoniste) permettono di entrare nella complessità e nelle contraddizioni di un’umanità varia e tormentata, ma dove ognuno è pronto alla sfida per difendere la propria vita.
Rana e Edie sono due persone allo specchio, forse complementari: la prima, all’inizio diffidente e ancorata alle tradizioni, si lascerà coinvolgere dai sentimenti e dalle necessità della seconda, sfacciata e desiderosa di affermare la propria vera identità. Mentre Rana si guarda nello specchietto dell’auto per truccarsi, Edie si guarda allo specchio per tentare di farsi la barba. Ma è quello specchio l’elemento simbolico: quell’oggetto attraverso il quale le due donne hanno il coraggio di “guardarsi in faccia” e di non soffocare più le proprie aspettative. Quell’oggetto attraverso il quale osservano anche l’“altro” e lo comprendono fino in fondo. Una pellicola, dunque, che non parla solo di un cambiamento fisico, ma che fa riflettere su temi che riguardano tutti: sull’affermazione di sé, sull’altruismo e sul coraggio di fare una scelta.

Alessandra Montesanto
Per i diritti umani