Tra Italia e Cina

Ritratti, l'avvocata globale

- 28 Luglio 2013

 Lifang Dong esprime futuro e presente del global world contemporaneo, in cui dovrebbero circolare anche persone e sapere.

«Mi ritrovo spesso a rappresentare la comunità cinese in Italia e contemporaneamente gli interessi italiani in Cina». Si presenta così Lifang Dong, avvocata e persona “multitasking” dice ridendo, espressione avanzata non del futuro ma del presente globalizzato di cui spesso ci si accorge con ritardo. Il suo intervento a Roma, alla presentazione del primo numero della nuova serie di Affari sociali internazionali, pubblicata dal Centro studi e ricerche Idos e da MoneyGram, è stato accolto da interesse e applausi. Si racconta con semplicità e orgoglio, rivendicando il sacrificio con cui ha costruito la sua condizione e la propensione a trovare ancora tempo per l’impegno volontario.
È arrivata in Italia quando aveva 6 anni ed ha acquisito la cittadinanza per naturalizzazione molto tempo fa, «più di quello che sembra» dice schermendosi. Ha seguito a Roma tutto il percorso di scolarizzazione fino alla laurea in giurisprudenza – cum laude – alla Luiss. Ha proseguito gli studi, prima presso l’University of East Anglia in Gran Bretagna, e poi all’università di Pechino, dove ha ottenuto un master degree in Diritto Cinese. In Cina ha lavorato come manager presso la Camera di Commercio Italiana ed è stata consulente presso l’ambasciata italiana a Pechino. Tornata a Roma ha iniziato la gavetta da praticante e oggi è socio fondatore dello studio legale Dong &Partners.

Il suo curriculum è impressionante per competenze, multidisciplinarietà acquisite, completezza di strumenti. Potrebbe tranquillamente far parte della classe dirigente di questo Paese, se non altro per la visione di prospettiva che ha dei contesti internazionali, ma dice tranquillamente di non essere interessata alla politica, di avere ancora molto da fare. «Io parto da 4 principi che considero fondamentali – afferma – la famiglia, il lavoro, la professionalità e il concetto di comunità. Per comunità non intendo quella cinese o quella italiana: sono cittadina del mondo ed è a questo che ci dobbiamo rapportare. Nel nostro studio lavorano legali italiani e cinesi, vengono clienti non solo cinesi e non solo italiani ma provenienti da gran parte del continente asiatico ed anche da altri paesi. Siamo un crocevia che vuole facilitare lo sviluppo delle relazioni che non possono più essere confinate come in passato».

L’intervista che avevo programmato si tramuta rapidamente in uno scambio interessante di idee e riflessioni. Lifang ha un carattere schietto e solare. «Se per me la famiglia è stata e resta il punto di partenza fondamentale da cui partire per qualsiasi percorso, lavoro e professionalità sono gli strumenti che permettono, giorno dopo giorno, di renderti utile e trasformare la realtà. Ci vogliono passione, dedizione, sacrificio. Cose di cui tanti giovani adesso sembrano essere privi. I risultati non si misurano solo in termini di benessere economico». Tempo fa Lifang è stata in Cina nella regione dove si trova Wenzhou, la città in cui è nata. «Eravamo 500 persone in rappresentanza di 74 paesi e ognuno di noi portava i risultati del bagaglio culturale e interculturale acquisito. Un dirigente politico della mia regione mi ha chiesto se ancora parlavo il nostro dialetto. Io oggi parlo cinque lingue, ma ho risposto in dialetto, perché è giusto non dimenticare da dove si viene».

Lifang è docente di Diritto Cinese in numerose università italiane ed ha gli strumenti per fare comparazioni puntuali tra le diverse scuole di Diritto europee e cinesi. Ovviamente su questi temi ha già pubblicato quattro libri e ne ha un quino in uscita. È pubblicista e interviene spesso a convegni e dibattiti mostrando una non comune abilità oratoria. «Parlare mi è sempre piaciuto e riuscito facile. Quando sono andata in Inghilterra, dove buona parte degli studi si basa su lavoro scritto, all’inizio ho provato il panico del “foglio bianco”. Alcuni amici mi hanno anche detto, registrati mentre parli e poi scrivi. Ma poi ho superato la paura e ora me la cavo tranquillamente». Quando ottenne l’iscrizione all’ordine degli Avvocati ebbe un momento particolare di notorietà: era il primo avvocato italo-cinese. Ma quelli sono ormai per lei tempi lontani: «La prima generazione di chi veniva in Italia è rimasta a lungo chiusa in se stessa. Ma i ragazzi e le ragazze che crescono qui hanno una mentalità veloce, agiscono in questa società con la propria personalità. Molte cose stanno cambiando».

Sì, sono passati anni rispetto a quando, da giovanissima, gestiva un ristorante con la famiglia. Sono in tante e tanti, soprattutto dalla Cina ma non solo, che si vanno affermando. Le donne sono state molto spesso il motore di questo cambiamento. «È vero, forse ci sentiamo più pronte ad affrontare i cambiamenti e abbiamo una idea più ampia del concetto di “futuro”, sappiamo di dover faticare per imporci e lo facciamo con maggiore determinazione». La giornata lavorativa dell’avvocato Lifang Dong è pienissima e complessa, soprattutto perché scandita da diversi fusi orari. Il suo Studio offre assistenza ad imprese italiane e a multinazionali straniere già operanti in Cina e/o orientate ad espandersi sul mercato globale, in particolare su quello asiatico. Assiste le imprese cinesi medio-grandi di vari settori industriali, commerciali e finanziari già operanti in Europa e/o desiderose di investire in Europa ed, in particolare, in Italia ed intenzionate ad internazionalizzarsi sul mercato globale. Cittadina e professionista in un mondo senza confini insomma. Parla del suo Studio con orgoglio: «Offriamo servizi di consulenza in diritto italiano ed europeo, diritto cinese e di Hong Kong, in base alle specifiche esigenze della Clientela. Il nostro è un team di professionisti con background internazionale, fluente in mandarino, dialetto di wenzhou, italiano, inglese, francese, tedesco ecc., opera sempre in stretta sinergia con il Cliente, selezionando gli strumenti legali più appropriati ai fini dell’espansione commerciale nei mercati esteri, affiancandolo nelle delicate scelte manageriali e valutando i rischi connessi all’investimento in altre giurisdizioni».

Ma oltre che per il Diritto Commerciale, il suo Studio è punto di riferimento anche per le istituzioni che vogliono stabilire un rapporto costante con la comunità cinese affrontando insieme le vulnerabilità e le questioni problematiche: «Io voglio essere utile ad entrambi i miei paesi, quello in cui sono nata e quello di cui sono cittadina. In maniera umile penso di poter fungere da ponte tra due mondi più simili fra loro di quanto non sappiano, soprattutto per la storia ultramillenaria che ci accomuna. Ma il ponte dovrebbe essere utilizzabile in entrambi i sensi di marcia, consentendo a quante più persone possibili di migliorare le proprie condizioni di vita. Non ho dimenticato chi sono e da dove vengo quindi, per me non è possibile rinunciare anche ad attività di volontariato. Alcuni problemi come l’ignoranza che ogni tanto percepisco o la superficialità con cui si parla di persone e di paesi interi, si supera anche con il proprio impegno personale».

Stefano Galieni