Genova

Si chiamava Mame Mor Diop

- 8 Settembre 2013

Il 13 settembre una manifestazione a Ventimiglia per ricordare il giovane ambulante senegalese annegato a luglio, scappando dalla polizia.

Genova. Sono le otto di sera di mercoledì 4 settembre. In una sala della chiesa di via San Siro, l’appuntamento per ambulanti e antirazzisti dell’associazione Tre Febbraio. Bisogna parlare della manifestazione di venerdì. Mancano pochi giorni e serve un discreto sforzo organizzativo.
Inoltrarsi nei carruggi è suggestivo, quanto disorientante. E i numeri civici sono disposti in modo apparentemente illogico: cambiano colore e si sdoppiano a seconda che si tratti di una casa o di un negozio. E se non sei del posto è difficile orientarsi. Ecco, Genova è così. Impervia e burbera. Esiste per sé e tu non sei previsto. Difficile la vita per l’altro, che sia un furesto (uno straniero, un forestiero) o che sia un gabibbo «Qualcosa peggio di un terrone – spiega Stefano Scagni, della Tre Febbraio – È la storpiatura dell’intercalare arabo habibi».
I tempi della riunione saranno lunghi. L’associazione è una rete nazionale ma ogni città ha le proprie specificità di composizione e di lotta. A Genova è formata al 90% da senegalesi e parla dunque wolof. E non è soltanto una metafora. Buona parte della riunione è in lingua. E anche le modalità di coinvolgimento si adeguano alla vita dei carruggi: il ‘concentramento’ è al porto antico, dove i fratelli – come amano chiamarsi – vendono le loro merci sotto i portici, tra le Jamin-a e i “tipi strani” cantati da De Andrè. I volantinaggi e i ‘lanci’ delle iniziative avvengono invece casa per casa. È comodo, diretto, capillare e umano. Una politica a chilometro zero nell’era del social attivismo.
La riunione è sostanzialmente comunicativa. Il 19 luglio scorso un “fratello” senegalese è morto annegato alla foce del fiume Roja, a Ventimiglia. Era un ambulante come loro e correva inseguito da tre poliziotti, cercando di salvare se stesso e la merce. Le notizie sull’accaduto sono contrastanti. C’è chi parla di omissione di soccorso, chi di banale tempistica. Sta di fatto che sarebbe potuto capitare a chiunque di loro. Anzi, è già successo. È il secondo omicidio bianco nella sola città di Ventimiglia. E almeno tre sono stati gli incidenti gravi avvenuti a Genova negli ultimi mesi. Fermare un ambulante può causare la frattura di un braccio, ed è facile che i legamenti del ginocchio si spezzino quando incontrano la dura opposizione del manganello. A volta invece si è più fortunati e si esce miracolosamente vivi da un investimento, cavandosela con la frantumazione di un parabrezza e qualche giorno di prognosi.
Il ragazzo morto a luglio si chiamava Mame Mor Diop. Qualcuno di loro lo conosceva. Aveva venticinque anni, era wolof e faceva il pendolare tra il porto antico e le spiagge di Ventimiglia. Secondo Pablo e gli altri non ha avuto la giusta solidarietà dalla stessa comunità di ambulanti. D’altronde molti migranti hanno paura e non sono scesi in piazza per timore di ulteriori ritorsioni.
Mame non ha avuto neanche una degna sepoltura né una preghiera di saluto. Quest’ultima è forse l’esigenza più sentita da quanti prenderanno il pullman venerdì. Sono previste circa quattrocento persone. Alcuni membri del Fasni (Federazione Associazioni Senegalesi del Nord d’Italia) scenderanno apposta da Milano.
Andare a Ventimiglia non significherà soltanto commemorare l’ennesima vittima senza volto e senza nome. Importante sarà piuttosto allacciare l’indignazione con le rivendicazioni di questi ultimi anni.
Una tra queste, la destinazione di uno spazio centrale di Genova a mercato legale all’aperto, anche per chi è senza permesso di soggiorno.
Se con la precedente amministrazione, infatti, nessuno spazio di confronto era possibile, con la nuova sindacatura e l’assessora ai diritti Elena Fiorini, pare essersi aperto un varco di discussione. Ma la condizione che pone il Comune è che i venditori siano già in regola con il permesso di soggiorno. Stona non poco nella città del social forum e della medaglia d’oro alla Resistenza, dover ricordare al giovane sindaco di SeL che il permesso di soggiorno è legato al vincolo lavorativo e che la legislazione attualmente in vigore sui temi della migrazione porta la firma di un leghista.
Sicuramente la matassa burocratica è difficile da sbrogliare e appare superficiale la tesi per cui la dignità del lavoro passa dal semplice “condono” dello status quo. Sarebbe oltretutto una battaglia di retroguardia e di improduttiva ostinazione.
Le merci contraffatte, ad esempio, sono al centro del braccio di ferro tra Fiorini e Tre Febbraio. Da un lato gli ambulanti sanno bene che gli articoli contraffatti sono i più richiesti, dall’altro l’assessora ha le mani legate dalle istanze dei commercianti, dalla legislazione in materia di falso, dalla stessa credibilità politica. La contrattazione per una sanatoria universale è perciò lunga e mette in seria difficoltà persino le altre associazioni antirazziste. Anche se non sono certo gli ambulanti a produrre gli oggetti falsi, ma si limitano a rivendere ciò che gli italiani realizzano e conservano in magazzini ben noti alle forze dell’ordine, vendere merce contraffatta significa perdere il permesso di soggiorno o finire dietro le sbarre se non se ne è in possesso.
Lo stesso segretario provinciale del Silp, Roberto Traverso, ha spesso parlato di azioni inutili e costose che puntano all’«effetto mediatico della divisa senza investire sull’attività investigativa» e che rendono Genova di fatto una città militarizzata.
Al momento le azioni repressive si sono fermate. «D’altronde – sottolinea con evidente sarcasmo Pablo durante la riunione – bisogna non apparire troppo cattivi alla luce dei riflettori».
Al termine della riunione, la raccolta firme per il mercato all’aperto e le ultime indicazioni per il corteo. Il percorso è autorizzato, non dovrebbero esserci problemi con le forze dell’ordine. Tanti saranno gli striscioni, molti col nome di Mame e le sue foto, facilmente reperibili su Facebook dai suoi amici. Si partirà alle 7 da piazza Caricamento, si tornerà a Genova per le tre del pomeriggio. Al termine del corteo di un’ora circa, si terrà un’assemblea pubblica. Nel luogo della morte di Mame, finalmente, una preghiera e un saluto dai suoi fratelli.

Noemi De Simone