Adria (Rovigo)

Qualcosa su Shahnaz

- 8 Settembre 2013

Chi è e cosa fa Shahnaz Jahangiri, la donna di origine iraniana che ha chiesto le dimissioni di un assessore cittadino per istigazione al razzismo.

Della vicenda si sono occupati parecchio i giornali locali. Il 28 agosto, nell’anniversario della marcia su Washington, Federico Simoni, assessore ai Lavori Pubblici e alle Attività Produttive, ha ritenuto opportuno pubblicare sulla propria pagina facebook l’immagine di un ragazzo straniero che picchiava una donna. Il tutto corredato da una serie di commenti che si riferivano alla “mancata integrazione” dei cittadini extracomunitari. Shahnaz Jahangiri, che da 23 anni vive in Italia e ha la cittadinanza da un anno, ha scritto al sindaco una lettera aperta, esprimendo il suo sdegno e chiedendo l’applicazione della legge Mancino nei confronti dell’esponente della giunta. Ne è sortita una polemica accesa, che ha coinvolto tutta la città.
«Vivo ad Adria da dodici anni insieme a mio marito, di origini iraniane come me. Le mie figlie sono nate in Italia e sono cresciute principalmente ad Adria. In Iran non sono mai andate. Io sono una cittadina adriese, e non posso sentirmi rappresentata da un assessore che stigmatizza come delinquenti chi semplicemente ha origini straniere». Jahangiri, che oggi gestisce un circolo Arci, ha una lunga esperienza in ambito politico e sindacale e nella cosiddetta “cittadinanza attiva”. «Anni fa abbiamo riunito un gruppo di donne straniere affinché si incontrassero e parlassero della loro condizione, del loro vivere l’Italia e in Italia. Un gruppo che ha fatto sentire la propria voce attraverso manifestazioni culturali, volantinaggi, dichiarazioni pubbliche. Persone che volevano dire: “io sono qui” e tu devi guardarmi e giudicarmi per ciò che sono e non per quello che pensi di me a priori».
Il gruppo, in poco tempo, è diventato un punto di riferimento per gli immigrati della zona, e non solo per districarsi nella burocrazia. «In collaborazione con Cgil e il partito della Rifondazione Comunista, che ha messo a disposizione i propri spazi, abbiamo creato un luogo di aggregazione per donne di varie etnie, in particolar modo per venire incontro alle esigenze delle collaboratrici domestiche che nell’inverno freddo di Adria erano costrette a rimanere nel viale della stazione durante le ore in cui erano libere da impegni lavorativi. Con la partecipazione del Vescovo abbiamo poi organizzato una bellissima fiaccolata per ricordare tutti coloro che sono annegati, lasciando i propri corpi in quell’enorme cimitero chiamato Mediterraneo. Abbiano organizzato la Festa dei Popoli e raccolto le firme per la campagna L’Italia sono anch’io».
Oggi anche le sue figlie, insieme ad altri giovani, si danno da fare per un impegno civico. Una cittadina, insomma, che vuole rispettare i propri doveri e godere dei propri diritti, come ognuno dovrebbe fare.
«Al di là della pesante crisi economica e politica che attraversa il Paese e dei gravi e spesso insormontabili problemi che italiani e immigrati devono affrontare quotidianamente, io, come tanti altri cittadini italiani ed immigrati, nel mio piccolo e secondo le mie possibilità, cerco di fare qualcosa di utile non solo per la mia famiglia, ma anche per la mia città».
Così un anno fa Shahnaz e la sua famiglia hanno inaugurato il circolo arci Mediterraneo. Un circolo interculturale che vuole prefigurarsi come luogo di incontro e confronto, di crescita personale e collettiva, un luogo in cui Adria (che conta più di 20 mila residenti e il 5% di questi è di origine straniera) può esprimere a pieno la sua innata propensione allo scambio. Presso il circolo, infatti, si tengono e si terranno dibattiti, presentazioni di libri, concerti musicali, ma anche corsi di cucina multietnica, serate di formazione-informazioni sul tema dell’economia domestica e della cucina etica (vegana, con prodotti a chilometro zero o del commercio equo e solidale ecc…).
«Quando ho deciso di dar vita al circolo Arci di Adria, ho deciso di includere nel direttivo persone di diversa età, nazionalità, idee e religione per dimostrare che le differenze possono essere fonte di ricchezza anziché causa di scontro, come spesso vogliono farci credere. Un punto di incontro si può e si riesce a trovare quando il rispetto per gli altri è alla base del proprio agire».
Il giorno in cui è stata realizzata l’intervista a Shahnaz, mi son trovata a giocare con dei bimbi; alcuni hanno genitori italiani, altri marocchini, altri ancora albanesi, o romeni, spagnoli, nigeriani. Ho chiesto di dove fosse Omar, con la sua pelle bronzea e i suoi occhioni color dell’ebano, tipica degli abitanti del sud del Marocco. «È di qui» mi hanno risposto gli altri velocemente guardandomi con lo sguardo innocente di chi non conosce il pregiudizio.

Francesca De Luca