Straniere e IVG

Storia di Anna

- 23 Settembre 2013

Anna l’abbiamo incontrata nel reparto di ginecologia di un grande ospedale milanese. Ventidue anni, romena, in Italia da un paio d’anni. In sei anni di vita sessuale aveva già accumulato sei interruzioni di gravidanza e si accingeva a fare la settima. Un record spaventoso, di cui però non sembrava sentire il peso. «È più pratico così che usare gli anticoncezionali». Ma come ti guadagni da vivere, le abbiamo chiesto. «No, non è come pensi. Faccio la cameriera, non la prostituta». Ma non temi di compromettere per sempre la tua salute? Non temi di non potere un giorno avere figli? «Conosco donne che hanno abortito dieci volte e poi hanno avuto figli. Non è un problema».

Potrebbe sembrare un caso paradossale ed isolato. Non è così. «Mi è capitato parecchie volte, in questi anni, di incontrare ragazze come Anna», racconta Veronica V., sessuologa e ginecologa. «In molti casi provenivano dall’est europeo. L’idea che mi sono fatta è questa. In Romania, dopo essere stato vietato e aver rappresentato un tabù per molti anni, l’aborto è stato sdoganato: è diventato legale ma soprattutto moralmente neutro. Queste ragazze sono spesso cresciute pensando all’aborto come a una normale misura contraccettiva. E una volta giunte in Italia, dove è in vigore la 194, lo praticano con estrema leggerezza, senza rendersi conto delle ferite materiali e morali che infliggono a se stesse. Sarebbe necessario un lavoro psicologico e culturale, per modificare questa visione. Quando le ragazze cominciano a capire il peso reale di queste scelte, allora è un momento molto delicato: spesso crollano».