Statistiche e realtà

Discriminazione quotidiana

- 18 Novembre 2013

Sottoinquadrati a livello lavorativo, poco seguiti a scuola, esclusi dall’erogazione di prestazioni di welfare: dai bonus bebè ai contributi per la casa, alle prestazioni sanitarie anche in presenza di disabilità. La discriminazione anche giuridico-istituzionale è una costante ricorrente per i cittadini stranieri che vivono nel nostro paese. Una realtà che viene messa in luce quest’anno anche dal dossier statistico immigrazione 2013, che allo stigma e al razzismo dedica un focus consiste. Il rapporto è infatti realizzato da Idos per Unar, l’ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali.
I rom. L’emblema dello stigma sono i cittadini di origine rom (circa 150 mila tra italiani e stranieri), additati come “abitanti dei campi”, “estranei”, “pre-moderni”. La metà dei bambini rom lascia la scuola nel passaggio dalle elementari alle medie e sono solo 134 quelli iscritti nelle scuole superiori italiane.
La casa. Il dossier sottolinea che le compravendite immobiliari da parte di immigrati sono diminuite nettamente negli anni della crisi economica, passando da 135 mila nel 2007 a poco più di 45 mila nel 2012, soprattutto perché i mutui sono sempre più difficoltosi da ottenere e da saldare. Anche gli affitti, oltre a incidere per il 40 per cento sul reddito degli immigrati, si trovano con difficoltà e spesso nelle aree più degradate, con contratti non sempre regolari.
Il lavoro. Diversi i punti critici che caratterizzano anche l’inserimento nel mondo del lavoro: il sottoinquadramento, una condizione che riguarda il 41,2 per cento degli occupati stranieri; la diffusione del lavoro sommerso; l’acuirsi del lavoro sfruttato e paraschiavistico nonostante un elevato tasso di sindacalizzazione; l’offerta prevalente di lavori a carattere temporaneo; il ridotto inserimento in posti qualificati; l’elevata incidenza degli infortuni (15,9 per cento del totale).
La scuola. Negativo è anche il sistema scolastico per gli stranieri, soprattutto per la carenza di risorse economiche e professionali; di requisiti burocratici talvolta escludenti; carenza di interventi di sostegno per l’apprendimento della lingua italiana; orientamenti “selettivi” ed esiti insoddisfacenti, specialmente per gli studenti che non sono nati in Italia, nell’ammissione agli esami di scuola media e dispersione.
La sanità. Atti discriminatori si rilevano anche in campo sanitario. In Italia, infatti, solo 6, tra le regioni e le province autonome, hanno formalmente ratificato l’accordo finalizzato a superare le disuguaglianze di accesso degli immigrati ai servizi sanitari. Ancora si riscontrano lentezze e indecisioni, nell’iscrizione al Servizio Sanitario dei minori figli di immigrati senza permesso di soggiorno.

Fonte: Redattore Sociale