Diritto d'asilo

Italia, porto insicuro

- 18 Novembre 2013

Provengono per lo più da Afghanistan e Siria. Passano mesi, a volte anni, nei pressi dei porti greci di Patrasso, Igoumenitza, Lesbo e cercano di arrivare in Italia imbarcandosi sulle navi dirette a Venezia, Ancona, Bari e Brindisi. Il rapporto dell’associazione Medici per i Diritti Umani (Medu) Porti Insicuri raccoglie circa 100 testimonianze di riammissioni coatte di adulti e minori verso un Paese come la Grecia che non è ritenuto sicuro neanche in base al Regolamento di Dublino. La loro vita lì è in costante pericolo: a causa delle inumane condizioni di vita in cui sono costretti e per la recrudescenza di fenomeni di aggressione violenta e razzista che i migranti non possono neanche denunciare. Secondo gli operatori di Medu, nonostante ultimamente si segnali una riduzione degli arrivi, si continua a viaggiare sotto i camion e dentro i tir. Solo coloro che hanno una reale disponibilità economica possono permettersi documenti contraffatti per entrare in Europa. Eppure, si tratta di richiedenti asilo.
Da aprile a settembre dell’anno che sta per finire, sono stati intervistati 66 migranti che hanno dichiarato di essere stati rimandati in Grecia, molti più volte, documentando 102 riammissioni. In otto casi su dieci gli intervistati hanno affermato di aver cercato inutilmente di comunicare con le autorità italiane. Ventisei sono state le riammissioni, di cui 16 nel 2013. Solo in casi sporadici si è proceduto all’accertamento dell’età. Secondo il rapporto di Medu, ma molte sono le testimonianze che confermano tali considerazioni: «l’Italia viola sistematicamente alcuni principi basilari sanciti dal diritto interno e internazionale quali il divieto di refoulement diretto e indiretto, il divieto di esporre i migranti al rischio di trattamenti inumani e degradanti, il divieto di espulsioni collettive».
Medu ha chiesto al Governo italiano di far cessare immediatamente le riammissioni sommarie verso la Grecia e che ai migranti che giungono ai valichi di frontiera adriatici venga assicurato un reale accesso al territorio nazionale e alla protezione. Il rapporto è stato realizzato in collaborazione con Asgi e ZaLab e il sostegno di Open Society Foundations.