L’isola che c’è

Stefania Ragusa - 25 Novembre 2013

Anche se è sparita dalle prime pagine dei giornali, Lampedusa in tutti questi giorni è rimasta al centro dei nostri pensieri. Al punto di spingerci a fare una cosa anomala per un giornale, che solo di informazione dovrebbe occuparsi: abbiamo deciso di partecipare anche noi, come testata, all’assemblea on line che si terrà il 29 novembre, per ragionare su una Carta programmatica, dedicata all’isola, per provare a iniziare un nuovo corso.
Qui potete leggere l’appello relativo a questo appuntamento. In apertura, invece, trovate il racconto-testimonianza di Nicola Grigion di Melting Pot Europa, che è stato sull’isola fino a pochi giorni fa e ha potuto appurare come gli sbarchi stiano continuando, indifferenti a Mare Nostrum.

In questo numero di Corriere delle Migrazioni c’è molta Sicilia: Fulvio Vassallo Paleologo, reduce da un sopralluogo al Cie di Milo, ci racconta cosa è cambiato dopo la chiusura di Gradisca d’isonzo (molti “ospiti” sono stati infatti trasferiti a Milo) e ci mostra anche qualcosa di inedito e molto interessante: la consapevolezza e il malessere delle forze dell’ordine. Gli schemi rigidi (buoni/cattivi; vittime/aguzzini) cominciano a vacillare. Vivaddio la realtà è più complessa e il nostro compito, come giornalisti, è darne conto.

In questo numero c’è molta Sicilia, dicevamo. Eleonora Corace ci racconta cosa sta accadendo a Messina, dove è in atto una specie di braccio di ferro tra comune e prefettura: il primo cerca soluzioni dignitose per l’accoglienza dei profughi, la seconda le boccia. E, così via, in un minuetto che ha portato all’allestimento di una tendopoli dentro un centro sportivo.

A proposito di “accoglienze” discutibili: ci è arrivata la lettera di un’operatrice di Roma, disgustata dall’informazione imprecisa e fuorviante che è stata data rispetto al trattamento riservato ai superstiti di Lampedusa portati nella Capitale. Questa signora non vuole rendere pubblico il suo nome e noi abbiamo rispettato la sua richiesta. Ma il contenuto della lettera merita davvero di essere condiviso.

Alessandra Ballerini, l'”avvocata nostra” con il dono della scrittura, ci ha mandato un pezzo “tecnico“, sui cambiamenti positivi che negli ultimi mesi si sono prodotti a livello di legislazione per gli stranieri.

Francesca Materozzi torna, questa settimana, su un tema che le è caro: il disagio psicologico dei migranti e, in particolare, dei profughi, e l’approccio etnopsichiatrico che in Italia stenta a decollare. Ci propone due interviste interessanti: ad Alberto Barbieri, di Medici per i Diritti Umani, e a Françoise Sironi, celeberrima etnopsicologa.

Sergio Bontempelli, nell’osservatorio Rom-Anzi, ci spiega da dove nasce la storia della zingara rapitrice di bambini.

Diletta Gasparo si è occupata invece di una particolare migrazione forzata, in corso in Brasile, determinata – come spesso accade – dalla spregiudicatezza con cui una multinazionale potente ha sfruttato e continua a sfruttare risorse naturali e uomini. La vicenda è documentata da un bellissimo libro fotografico autoprodotto. Acquistandolo si sostiene concretamente la causa di questi migranti forzati.

Marco Omizzolo ci presenta, infine, una band multiculturale che sta “spopolando” nell’Agro Pontino: i Bhangra Brothers. Non perdeteli!

 

Buona lettura e buona settimana!

Stefania Ragusa