Colf e badanti

Il ritorno delle italiane

- 1 Dicembre 2013

La crisi occupazionale sta riportando soprattutto le donne italiane a cercare lavoro come collaboratrici familiari o impiegate nella cura alla persona. Una nicchia economica che sembrava ormai appannaggio esclusivo di migranti. I dati lo dimostrano.

Secondo i dati forniti dall’Inps, e dalla Fondazione Leone Moressa, nel 2011 c’è stato un aumento del 3% dei lavoratori italiani che svolgono la mansione di collaboratori, collaboratrici, familiari. Una professione che sembrava insomma ad appannaggio di soli cittadini immigrati è tornata a rappresentare un’opzione occupazionale per autoctoni. È quanto emerso anche dall’Assemblea congressuale delle Acli Colf a Roma dal 29 novembre al 1 dicembre. Si è trattato del XVIII incontro indetto dalla storica organizzazione che da tanti anni opera molto nel mondo del lavoro di cura e già dal titolo Il lavoro di cura nel welfare che cambia. Antiche sapienze e nuova professione si evidenzia la necessità, in una fase nuova, di comprendere meglio il sistema che ruota attorno a tali figure sociali. Secondo l’Inps, i rapporti regolarmente registrati nel 2011, nel campo del lavoro domestico, erano circa 881 mila, di questi l’80,3% (circa 707 mila) è di origine straniera, di questi il 55,1% (circa 486 mila) sono non comunitari. I restanti 173 mila lavoratori sono di origine italiana. Rispetto alle mansioni svolte, ad oggi, non è possibile distinguere i lavoratori per categoria contrattuale: non è dato sapere quanti siano i collaboratori familiari assunti come colf rispetto a quanti svolgono un lavoro di assistenza alla persona, anziani, non autosufficienti, bambini. Solo 10 anni prima lo stesso settore impegnava circa 270 mila persone. In un decennio il lavoro domestico è dunque esploso, triplicando il numero di addetti al settore. Anche per gli italiani si è registrato un aumento, seppur minore (da 130 a 173 mila unità). La Fondazione Leone Moressa conferma questo trend di crescita degli stranieri e in misura minore degli italiani (+23,7%). Tuttavia, tale crescita, tra il 2010 e il 2011, ha subito una battuta di arresto e per la prima volta dopo tanti anni si è registrato un calo tra i lavoratori stranieri (-5,2%); contrazione che non sembra riguardare i lavoratori italiani, per i quali si è rilevato un incremento del 3%. Dal punto di vista dell’apporto economico, complessivamente, i lavoratori domestici versano nelle casse dell’Inps 834 milioni di euro in contributi, di cui l’83,9% deriva dal lavoro di colf e assistenti familiari di origine straniera. La spesa sostenuta dalle famiglie per il lavoro domestico e di cura viene invece stimata intorno ai 9,8 miliardi di euro annui, soldi che di fatto lo Stato italiano risparmia per i servizi socio-assistenziali e di sostegno alle famiglie. Secondo i dirigenti di Acli Colf va elaborata una strategia che tenga conto dei cambiamenti che si vanno producendo in questo settore, prestando soprattutto attenzione alle persone, tanto a chi usufruisce dei loro servizi quanto a chi li presta.