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Welc(h)ome! Vivere a Lecce

Francesca M. Fiorella - 16 Dicembre 2013
Quartiere Leuca.  ©Francesca M. Fiorella.

Quartiere Leuca. ©Francesca M. Fiorella.

Il progetto fotografico welc(h)ome nasce nel 2012, dall’esigenza di portare alla luce una realtà che per troppi anni è rimasta nascosta come polvere sotto al tappeto. Lecce, capitale del Barocco e candidata a diventare capitale europea della cultura. Lecce, terra d’approdo, rimane per molti versi una città inospitale. A partire dal diritto alla casa.
Negli anni, nel territorio leccese, è aumentato il numero di migranti rientranti nella fascia debole della società. Questo dipende da vari elementi: la pessima legislazione nazionale in materia d’immigrazione, la trascuratezza delle istituzioni locali, l’incapacità di cogliere l’immigrazione come un’opportunità e una risorsa. L’emarginazione, sempre più tendente alla ghettizzazione, e la quasi inesistente integrazione sociale, occupazionale e abitativa degli immigrati che risiedono a Lecce e provincia è nota a tutti, anche a chi fa finta di non vedere. Quanti tra gli autoctoni possono affermare di avere dei rapporti sociali stabili con uno o più immigrati? Quanti frequentano le case degli immigrati e mangiano alle loro tavole?
Quanti conoscono e si interessano alle abitudini culturali o religiose di una comunità? Quanti, invece, accomunano gli stranieri ai soliti stereotipi? Quanti non ripongono la propria fiducia su un individuo soltanto perché “straniero”?
La questione abitativa rappresenta un disagio sociale molto forte e con scarse soluzioni proposte e realizzate. Nel territorio salentino la casa molto spesso non c’è o è di fortuna (molti sono gli alloggi occupati o i vagoni ferroviari che fungono da riparo per la notte). Ciò che dovrebbe rappresentare uno degli elementi di maggiore importanza per l’integrazione, un luogo per “abitare”, si rivela il più delle volte un alloggio di sopravvivenza, tra muri fatiscenti, servizi malmessi o addirittura assenti. Ad esempio, il quartiere Giravolte, situato nel centro della città di Lecce, zona che ha rappresentato per anni il ghetto storico degli immigrati, era rinomato per la condizione disumana delle abitazioni in affitto date agli immigrati. Case che erano di proprietà di Antonio Lanzalonga, conosciuto come Mara, che alla sua morte le ha lasciate in eredità alle Suore Benedettine di Lecce.
Facendo un giro per la città, quello che emerge a primo impatto è che il centro storico, un tempo degradato, è stato completamente riqualificato, facendo spazio al ceto sociale medio-alto, composto principalmente e quasi esclusivamente da autoctoni, e agli esercizi commerciali per il turismo e la vita notturna. Senza un’analisi approfondita è difficile identificare un quartiere con una comunità, certo è che la maggior parte degli immigrati che vivono nel nostro territorio risiede nelle zone di periferia e/o limitrofe al centro, come il quartiere San Pio e il quartiere Leuca, la zona adiacente alla stazione o nei paesi limitrofi all’area urbana. Il lavoro che pubblichiamo oggi rappresenta l’inizio di un percorso fotografico che sicuramente avrà un seguito. Esso pone in luce la natura di un problema: la condizione abitativa dei migranti, con la speranza che possa diventare utile a fornire indicazioni per indagini future.Francesca M. Fiorella