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Regina di canti e di suoni

Daniele Barbieri - 23 Dicembre 2013

ghermandi«Se volete suonare con i vecchi musicisti etiopi non potete fare come in Europa, cioè entrare in sala di registrazione, fare qualche prova e poi via, si incide. L’unico modo di stabilire una fiducia, musicale e umana, è fare un po’ di apprendistato: cioè suonare a matrimoni, bettole, funerali». Forse queste frasi non sono mai state pronunciate (Gabriella Ghermandi nega con quasi tutte le sue forze) eppure erano nell’aria.
Così il pianista Michele Giuliani, il bassista Marcello Piarulli e il percussionista Cesare Pastanella arrivati ad Addis Abeba si devono rassegnare: prima di incontrare in sala di registrazione Yohanes Afework (che suona il washint, una sorta di flauto), Endris Hasan (virtuoso di masinqo, un violino con una sola corda), il kirar (una sorta di lira) di Fasika Hailu e i tamburi kebero di Mesale Legese andranno in mezzo alla gente per un po’ di giorni. Non se ne pentiranno, anzi, si entusiasmeranno. Anche “l’anziano” che li accompagna conferma: «Ora siete pronti». Tre giorni di prove e quattro di registrazioni. Il risultato è “Atse Tewodros Project”, fortemente voluto da Gabriella Ghermandi che lo ha presentato il 9 dicembre a Bologna con Wu Ming 2, Marco Tamarri, Carlo Maver.

Gabriella Ghermandi è scrittrice, narratrice e cantante con radici familiari che si intrecciano fra Italia, Eritrea ed Etiopia. Ne ha raccontato nel romanzo “Regina di fiori e di perle”, in racconti e spettacoli. Da tempo sognava di far incontrare musicisti etiopi e italiani. Ha bussato a molte porte per trovare i soldi necessari a costruire questo evento. Visto che le strade tradizionali erano chiuse, si è lanciata nella raccolta fondi “dal basso” (il crowdfunding): 150 tra privati e associazioni hanno contribuito al progetto con 18 mila euro.

Atse Tewodros Project offre nove brani in cui i moduli e le scale pentatoniche della musica tradizionale etiope si mescolano a strumenti europei suonati in chiave jazz. Intrigante non solo dal punto di vista sonoro ma anche storico-politico visto che recupera i canti dei partigiani etiopi che combattevano il regime fascista. Canzoni a lungo vietate dal regime di Menghistu e oggi dimenticate da quasi tutti. È dunque un «percorso di memoria pubblica oltre che personale, e un modo per parlare di percorsi umani e migranti, di identità plurali». Con una dedica particolare di Gabriella: «A Teodoro, l’unico imperatore dell’Etiopia che non discendeva dal famoso Salomone; anzi, era figlio di un militare e di una erborista, dunque un’intoccabile». Fu lui a sconfiggere la regina Vittoria e a salvare l’Etiopia che rimase l’unico brandello libero dell’Africa fino a che Mussolini non pensò di partire da lì per costruire un impero che doveva durare secoli e invece resse solo per 5 anni, dal 1936 al 1941. Se vi assale il dubbio… sì Teodoro è Atse Tewodros e nel cd vi è un lungo brano, diviso in due parti, a lui dedicato, che appunto ha dato il titolo a tutto il progetto.

Come spiega Marco Tamarri qui «il meticciato non è solo fra zone diverse del mondo ma anche fra strumenti moderni e antichissimi». E poi «la voce di Gabriella davvero è magica». Impossibile dargli torto. Musica che stordisce ma bene come «un buon Cannonau». La presentazione più politica è ovviamente quella di Wu Ming 2: racconta fra l’altro di Ilio Barontini, livornese ma partigiano in Emilia Romagna che combatté in Etiopia contro i fascisti. Non per caso «il generale Graziani minacciò i cantastorie che, come gli indovini, profetizzavano la sua sconfitta». E, per fortuna, avevano ragione loro.

Tutti d’accordo che la vera word music non è affiancare due musicisti “esotici” all’artista famoso. «Speriamo di ascoltare questi brani dal vivo, a Bologna», l’augurio: «Magari nell’anniversario dell’attentato a Graziani» aggiunge Wu Ming 2. A maggio quasi certamente torneranno tutti ad Adis Abeba stavolta per suonare dal vivo il loro cd. Un bel po’ commossa Gabriella racconta dei suoi incontri in Etiopia, della donna che le ha regalato le sue poesie. Sono diventate amiche e ha scritto il testo di “Be Keber”, il brano che racconta di migrazioni fra paure e desideri.

Per acquistare il cd o per saperne di più: www.atsetewodros.org

di Daniele Barbieri