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Cie, chiude anche Milano

- 6 Gennaio 2014

Dal 1 gennaio sono rimasti 5 i Cie in funzione. Come annunciato il 29 dicembre, la struttura di Via Corelli a Milano, è temporaneamente chiusa, per ristrutturazione ma non solo. Se infatti è necessario un totale restyling dell’edificio, (dopo le rivolte di novembre solo 1 settore su 5 era abitabile per una ventina di posti), problemi di ben più difficile soluzione sono connessi tanto all’appalto per la gestione quanto alle posizioni politiche degli amministratori locali. Se infatti i soldi per i lavori sono già stati prontamente messi a disposizione dal ministero dell’Interno, è già certo che due dei concorrenti alla gestione sono tagliati fuori. Non resterà la Croce Rossa a tenere il centro, perché ha chiesto una cifra troppo alta per garantire ai trattenuti i servizi necessari, 60 euro al giorno per ogni persona. Ma non sarà neanche il Consorzio Oasi di Siracusa, al centro di polemiche per la gestione dei Cie di Modena, Bologna e Trapani, dove ai disservizi si sono accumulati ritardi nei pagamenti dei dipendenti. L’Oasi ha chiesto 29 euro per ogni trattenuto, cifra ritenuta troppo bassa per offrire il minimo standard di vita. Probabilmente si andrà in tempi brevi verso un appalto provvisorio, (non è ancora noto quale sarà il soggetto coinvolto) e teoricamente ad inizio febbraio si dovrebbe aprire una struttura rinnovata. Il condizionale è d’obbligo. Da parte del ministero c’è l’intenzione di riaprire un centro che è nevralgico nel sistema Cie, a Milano infatti, come a Roma, ci sono i consolati attraverso cui procedere per i rimpatri coatti degli identificati e da Milano partono molti dei voli internazionali che hanno come destinazione i Paesi di provenienza. Una richiesta sostenuta tanto dalla giunta regionale lombarda che dagli esponenti milanesi del centro destra, soprattutto della Lega Nord, che ritengono il Cie di “Corelli” intoccabile. «Lavori inutili» afferma l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano, Pierfrancesco Majorino, che preferirebbe la chiusura della struttura: «Si tratta di un’azione utile e necessaria — spiega — nel quadro di un superamento nazionale di questi luoghi e nella prospettiva di una radicale rivisitazione delle regole riguardanti l’immigrazione». Anche una recente visita del parlamentare Pd Emanuele Fiano aveva portato a simili conclusioni. A breve si dovrà necessariamente il futuro di questa famigerata struttura.