In questo numero

I giorni della vergogna

Stefania Ragusa - 13 Gennaio 2014

La scorsa settimana, lo ricorderete, Cécile Kyenge, nel suo bilancio di inizio anno, parlava di un documento molto importante, la Dichiarazione di Roma, che impegna i sottoscrittori (al momento 23 Paesi dell’Europa) a contrastare concretamente i discorsi dell’odio. Se questa Dichiarazione fosse già stata operativa, con ogni probabilità, non sarebbe andato in onda l’edificante siparietto bresciano di sabato scorso. Ci riferiamo al comitato di non accoglienza al ministro dell’Integrazione e di incitazione all’intolleranza, che ha avuto tra i suoi promotori e principali testimonial un’assessore regionale (Viviana Beccalossi), un consigliere regionale (Fabio Rolfi) e un parlamentare (Stefano Borghesi). La Dichiarazione di Roma chiede, infatti e in particolare, a politici, educatori, pubblici ufficiali e rappresentanti delle istituzioni, di esprimersi in modo consono al loro ruolo, utilizzando un linguaggio educativo e formativo, evitando di sobillare gli istinti più bassi facendo leva sull’ignoranza e la paura delle persone. E prevede, a sostegno di questa richiesta, sanzioni pecuniarie ma, anche e soprattutto, l’allontanamento dall’incarico.
Se la Dichiarazione di Roma fosse stata già operativa, con ogni probabilità, oggi avremmo un altro vicepresidente del Senato, nessun editore avrebbe dovuto pubblicare un volume come  I giorni della vergogna, che racconta “gli insulti a Cécile Kyenge e all’Italia”, e il governatore della Lombardia si sarebbe risparmiato il suo fondamentale tweet sul virus dell’islamismo (se vi fosse sfuggito, lo citiamo e contestualizziamo nell’intervista che Stefano Galieni ha fatto alla sociologa Alessandra Caragiuli, sullo sviluppo articolato e complesso del cosiddetto Islam metropolitano).

A proposito di linguaggio educativo e formativo, ma anche di etica e politica nel senso più nobile, questa settimana abbiamo deciso di aprire con il discorso che il Papa ha predisposto per la prossima giornata del Migrante e del Rifugiato (che ricorre il 19 gennaio ed è la centesima). Ci è sembrato il modo migliore per sottolineare la nostra partecipazione a questa data e la nostra stima nei confronti di Francesco.

A proposito di iniziative formative e di parole ben spese, si apre a Roma un progetto che coinvolge quattro scuole superiori e che ha come scopo quello di far sapere o ricordare ai più giovani che l’Italia è stato un Paese di emigrazione e che in un certo senso sta tornando ad esserlo. Si intitola Cittadini del Mondo e ce ne parla Corrado Giustiniani.
L’importanza della memoria è al centro anche dell’articolo di Marco Omizzolo, che ci ricorda come le stragi del mare abbiano colpito nel passato anche gli italiani migranti.

Eleonora Corase ci aggiorna sull’accoglienza alla messinese: la tendopoli nel campo da baseball, dopo essersi trasformata in una palude urbana, potrebbe essere trasferita in una struttura militare…
Sabrina Tucci, da Londra, ci racconta la storia senza lieto fine di un richiedente asilo nigeriano, deportato in Nigeria nonostante le gravi condizioni di salute e il rischio cocnreto di venire ucciso.

Sergio Bontempelli ci parla di Miseria Ladra, la campagna lanciata da Gruppo Abele e Libera per “dichiarare illegale la povertà”.
Gabriella Grasso recensisce Il sole non dimentica nessun villaggio, un volume a cura di Roberto Camilotti (Kellerman), che raccoglie 12 storie di migrazione.