Rosarno d'Italia

La bidonville pop up di Campobello

Giorgio Bisagna - 13 Gennaio 2014

tendopoli-campobelloA Campobello di Mazara, nella valle del Belice, terra di coltivazioni pregiate di ulivo, la famosa “nocellara del Belice” tra le altre, comprare olio direttamente al frantoio è conveniente. Lo si può arrivare a pagare anche 3,50 € al chilo. “Merito” del lavoro nero migrante. I tagli sul costo del lavoro permettono di abbattere i prezzi.

A Campobello (più precisamente in contrada Erbe Bianche), da ormai otto anni, tra i ruderi della mai smantellata baraccopoli del terremoto del 1968, si ricostituisce nel periodo della raccolta delle olive una bidonville di stagionali, che ospita circa 800 persone. Sono in prevalenza senegalesi, ma ci sono anche sudanesi, liberiani e magrebini. Alcuni hanno il permesso di soggiorno, altri no. Una bidonville fatta di tendine ad igloo comprate all’hard discount a 15 € per i più “abbienti”, e per gli altri di tante “cucce per cani” utilizzate per dormire, cucinare e fare i bisogni, fatte con materiali di recupero. Molto usato, l’ondulato di eternit in disfacimento. La bidonville non ha acqua, né luce né servizi igienici. Solo quest’anno il Comune, attraverso i Commissari di nomina Prefettizia (giunta e consiglio comunale sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose), ha compiuto un atto di importante riscossa civile: l’installazione di una fontanella.

Ma questo non per iniziativa dei  funzionari prefettizi. È stato un gruppo di giovani di Campobello di Mazara, costituitisi in Movimento Campobello Comune Virtuoso ed ora Associazione Libertaria, a prendere in mano la situazione, mettendosi a bussare insistentemente alle porte di tutte le istituzioni, in modo da metterle di fronte alla situazione. In molti casi sono stati ignorati, in altri no. Sono riusciti a coinvolgere la Croce Rossa, la Diocesi di Trapani, i Cobas di Palermo. Così in poco tempo queste strutture hanno cominciato a muoversi. La Croce Rossa Italiana Comitato Provinciale di Trapani, restituita alla gestione dei volontari, dopo un commissariamento ventennale, ha messo su un’infermeria per fornire assistenza sanitaria, la Caritas locale, su spinta del vescovo di Mazara del Vallo, ha fornito vestiti e viveri, i Cobas hanno fatto un’azione di monitoraggio. E il comune è arrivato con la sua fontanella. Accanto a queste azioni sui bisogni primari di sopravvivenza, è sorta spontanea l’esigenza di dare anche un minimo di assistenza legale ai migranti di Campobello e così è stata contattata l’Associazione Avvocati dei Diritti Umani Adduma onlus, una “giovane” organizzazione di avvocati “anziani” non anagraficamente ma per esperienza, nel settore dei diritti dei migranti.

Adduma ha così fornito per un mese assistenza legale ai migranti, ascoltando, dando indicazioni, suggerendo buone prassi. Il tutto nell’indifferenza delle Istituzioni, con gli occhi chiusi, davanti ad 800 migranti accampati in condizioni indescrivibili, e nel silenzio mediatico, se si eccettua una incursione di Stefania Petyx di Striscia la Notizia, dopo che un ragazzo era morto nel campo per l’esplosione di un fornello a gas, e dei giornali locali. Evidentemente, l’assoluta dignità dei braccianti delle olive, e le condizioni di degrado del luogo, da sole non bastano a fare notizie, ci sono stati pochi morti e nessuna rivolta. Quindi tutto bene, il campo ormai è chiuso, e l’anno prossimo si ricomincia.

Giorgio Bisagna