Prato

FaceWall, la Prato che non ti aspetti

Francesca Materozzi - 20 Gennaio 2014

jonathan_alessandroJonathan e Alessandro (che vedete nella foto) hanno 27 anni e si conoscono dalle superiori, l’istituto alberghiero di Montecatini. Il primo è nato a Prato e fa l’antiquario, il secondo è nato in Cina e, arrivato in Italia dallo Zhejiang quando aveva tre anni, adesso fa il commerciale in un’azienda di abbigliamento. Non si vedono più molto spesso, ma tutte le volte che succede il confronto riparte serrato da dove lo avevano lasciato l’ultima volta. «Il fatto è che ad entrambi non ci piacciono molte cose di Prato e dell’Italia e su questi ci siamo sempre confrontati, senza alcuna remora ma con grande rispetto reciproco, cercando il modo migliore per cambiarle – spiega Jonathan – Ci siamo conosciuti sul treno per Montecatini e anche se al liceo eravamo in classi diverse, abbiamo finito per legare. Alessandro è un persona orgogliosa delle proprie origini e molto critico sulla realtà che vive tutti i giorni». «È vero – conferma Alessandro, il cui nome cinese è Guo Long – Sono 24 anni che vivo in Italia e non ho mai avuto la sensazione di trovarmi a casa mia. E secondo me è una questione di mentalità, una mentalità ristretta. Al contrario di altre città e di altri paesi che ho visitato, l’Italia fatica ancora ad accettare persone di altre razze e altre nazionalità».

Questa è una delle prime storie pubblicate su FaceWall. In questo sito verranno raccolte cento fotografie (scatti di Ilaria Costanzo) a cui corrispondono altrettante storie di rapporti nati tra stranieri e pratesi. Alcuni racconti sono già usciti e tra questi troviamo relazioni di amicizia, d’amore, di collaborazione sul posto di lavoro, frequentazioni nate in chiesa, sui banchi di scuola, sulla pista di un campo sportivo. Ne esce una al giorno, per sei giorni alla settimana, fino al 17 aprile, per un insieme di cento foto scattate e storie raccontate. Per ogni foto verranno fatte cento bandiere per un totale di 10.000, che hanno già iniziato a distribuire gratuitamente a chi vorrà metterle fuori dalla finestra o dal balcone. Attualmente sono circa venti i punti di consegna in varie parti della città. Anche se la cittadinanza maggiormente presente in città è quella cinese, nelle foto ci sono persone di tutte le origini e le storie raccontate parlano di rapporti nati anche fra nazionalità diverse da quella italiana.
Lo scopo del progetto è «rendere più visibile ciò che si vede ancora poco, ossia la normalità di relazione e scambio che molti pratesi e “stranieri”, in particolare cinesi, hanno in tutti i settori della vita pubblica e privata. Chi mette la propria faccia sulle bandiere appese ai muri della città non sta nell’ombra, entra nella vita pubblica, va verso le regole, si “manifesta”, si fa riconoscere dagli altri come cittadino». Riproponendosi anche di riequilibrare l’immagine negativa e deleteria costruita da alcuni media locali e nazionali basata sull’estremizzazione di problemi indiscutibilmente reali e presenti (il non rispetto delle regole, il lavoro sommerso, l’intolleranza, le difficoltà di integrazione) che non totalizzano però ciò che la città è nel suo insieme e ciò che potrebbe essere nel futuro.

Si tratta dunque di far controinformazione, la si potrebbe definire così, su ciò che sta avvenendo in città e tutto questo con la collaborazione dei migranti e degli autoctoni. A ideare il progetto, lo Spazio Compost in collaborazione con il sito internet, Prato Sfera, che da febbraio 2013 si occupa di selezionare le notizie più interessanti nel campo della cultura in città e che ha accettato di dare diffusione alle foto e storie. Anche se la maggior parte del lavoro è su base volontaria e gratuita ci sono stati dei contributi monetari da parte di alcune associazioni di categoria per coprire alcuni costi tecnici. Queste associazioni sono: l’Associazioni cinesi e degli imprenditori cinesi di Prato, l’associazione dei Giovani Industriali, la Cna World China di Prato e Principi d’Italia. Il coinvolgimento di queste associazioni è una novità. Infatti l’attrito a Prato tra autoctoni e migranti, per la maggior parte cinese, è stato generalmente imputato a cause economiche. E, a proposito delle produzioni cinesi, si parlava di un distretto industriale parallelo a quello pratese (si veda, a riguardo, il volume di Silvia Pieraccini intitolato L’assedio). Cosa ha fatto invertire la rotta?
Per Silvia Bacci, dell’ufficio stampa di Spazio Compost, c’è più di una ragione. Da una parte è sempre più visibile che i cinesi non solo lavorano sul territorio, ma consumano e spendono. Sono loro a pagare gli affitti dei tanti capannoni della zona industriale di Prato e sono sempre loro quelli che comprano le macchine di grossa cilindrata e gli abiti firmati. Ormai da più parti è divenuta forte la convinzione che se i cinesi se ne andassero, per Prato sarebbe la bancarotta. Ma anche tra i cinesi qualcosa sta cambiando. Le nuove generazioni, che qui sono cresciute, sentono che per radicarsi sul territorio hanno bisogno che l’immagine dei migranti cambi. Non vogliono che i loro figli si trovino a dover subire delle discriminazioni. Inoltre, è sempre maggiore la consapevolezza che essere a cavallo di due culture sia un beneficio sia personale che per gli altri.

Bacci porta l’esempio di Yang, lui che è una delle colonne portanti dello Spazio Compost, racconta che in Italia si è sentito trattare da “muso giallo” mentre in Cina veniva chiamato banana, (maniera dispregiativa per indicare gli emigranti visti come “gialli” fuori e “bianchi” dentro). Inizialmente Yang ha sofferto per questa situazione poi con il tempo ha capito che conoscere entrambe le culture per lui era arricchente e ha sfruttato questo vantaggio sia per sé che per gli altri, per esempio gli altri appartenenti allo Spazio Compost. Tale possibilità di vantaggio è stata evidentemente avvertita anche dai giovani imprenditori pratesi che hanno appoggiato questa iniziativa.
Bisogna aspettare un po’ di tempo per vedere come si evolverà la situazione, se riusciranno a piazzare tutte e diecimila le bandiere. Come sarà interessante vedere in che modo reagirà la politica a pochi mesi dalle prossime elezioni comunali. Le ultime, è doveroso ricordarlo, hanno portato la destra al governo della città per la prima volta dal dopo guerra, vittoria dovuta anche allo sfruttamento dei temi legati alla sicurezza e all’immigrazione. Bisognerà vedere come reagiranno gli abitanti di quelle zone delle città particolarmente interessate alla presenza dei migranti, ad esempio via Filzi e via Pistoiese.

Francesca Materozzi