Inclusione

I fondi si fermano ad Eboli

Amalia Hilda Tobar Barrionuevo - 20 Gennaio 2014

Qualche giorno fa al mio indirizzo di posta elettronica è arrivata dal Ministero dell’Interno la prima newsletter Fei di quest’anno. Si tratta di un Fondo Europeo per l’Integrazione dei paesi terzi; progetti che hanno lo scopo di favorire l’integrazione degli stranieri nel territorio italiano.
Comincio a scorrere e mi soffermo sul primo titolo dell’indice “Presentati i Piani Regionali per la formazione civico-linguistica dei migranti”. Mi ricordo allora di una legge regionale del 2010 a firma Bassolino, allora Presidente della Regione Campania, che presentava il seguente titolo “Norme per l’inclusione sociale, economica e culturale delle persone straniere presenti in Campania”. Questa legge prevedeva tante buone pratiche da mettere in atto entro il 2013 e giunti a gennaio 2014 mi trovo costretta a constatare che le pratiche continuano ad essere le stesse quasi dappertutto.
Andiamo per punti. L’inclusione degli immigrati nella vita pubblica degli enti locali in cui risiedono; la partecipazione alla cosa pubblica per chi come me non ha diritto al voto può essere esercitata solo attraverso la Consulta degli stranieri, a tal proposito cito il caso del comune in cui risiedo: Solofra in provincia di Avellino.
Qui la consulta non esiste, sentendone il bisogno, nel giugno del 2012 presentai all’Amministrazione comunale la richiesta per la sua istituzione, per poter procedere mi viene detto dagli assessori interessati che c’è tutto un iter burocratico da rispettare. Seguo tutto l’iter con intoppi vari finché vengo informata del fatto che nel 2010, in seguito alla fantomatica legge di cui parlavo prima, è stata approvata “una cosa del genere” e alla quale si darà seguito; dopo quasi due anni dalla mia richiesta mi sembra di dover capire che la “cosa del genere” si è persa durante l’iter.
Ma non voglio fare la malpensante, magari ci sono problematiche più serie che tener conto dei diritti del 4% della popolazione residente, considerando che non ti fa guadagnare nemmeno un voto.
Vado allora sul sito www.integrazionemigranti.gov.it e poiché si tratta di un sito istituzionale tendo a fidarmi dei dati che mi lasciano delusa, ma di certo non meravigliata.
Alla pagina “Partecipazione in Campania” trovo l’elenco delle varie consulte: Consulta regionale, Consulta provinciale di Napoli e Salerno, Consulta comunale di Napoli Ia, IIa e IVa Municipalità. All’appello mancano ben tre province: Avellino, Benevento e Caserta, a stupirmi è soprattutto l’assenza di Caserta se si tiene in considerazione la massiccia presenza di stranieri nell’agricoltura provinciale (all’ultimo corteo di lavoratori a cui ho partecipato guardando al di sotto delle bandiere della Cgil Caserta, ad esempio, non ho trovato nemmeno un viso che non fosse almeno un po’ scuro). Altra assenza che mi lascia perplessa è quella della Consulta comunale di Avellino; io però ho letto della sua istituzione, ma continuo a pensare che di certo si tratterà di una mancanza di comunicazione (con tutti i problemi che ci sono!).
Accanto alla voce Consulta regionale, noto in corsivo e tra parentesi “non elettiva – mai convocata”, ovvero la legge è stata approvata, la Consulta è stata prevista ma non è mai stata nominata.
Beh, a questo punto un po’ malpensante lo divento e mi viene un leggero dubbio che si sia trattato solo di “una parata per farsi la bella faccia” (come si dice da queste parti), giusto per evitare una qualche sanzione in caso di mancata legge.
Altro punto è quello dell’alfabetizzazione degli stranieri, sempre portando Solofra come esempio diretto, l’ultimo corso risale a più di dieci anni fa, nel 2012 è stato presentato un progetto non approvato e il Comune soldi non ne ha.
Vado al solito sito, alla pagina Formazione Linguistica e trovo elencate tre scuole di cui due forniscono le certificazioni Cils e Celi per la conoscenza della lingua italiana e quindi sembra ovvio dedurre a pagamento; eppure, io so di altri centri che lo fanno in forma gratuita e di cui ogni tanto (ma molto tanto) si legge sui giornali.
Non so voi, ma io comincio a non fidarmi più del sito e da brava malpensante mi faccio un giro in internet alla ricerca di notizie.
I dati sulle consulte sono purtroppo confermati, l’articolo sull’istituzione della Consulta comunale di Avellino è l’unico presente in rete e chiedendo a chi è addentro alla vita pubblica e sociale della città, mi viene riferito che non ha mai effettivamente lavorato.
Per quanto riguarda i corsi, noto che ci sono altre scuole che ne fanno di gratuiti in giro per la provincia, ma non posso fare a meno di chiedermi come mai nel corso degli anni si tratti quasi sempre degli stessi Comuni e delle stesse scuole, forse sarà una coincidenza o magari perché solo lì ci sono persone abilitate all’insegnamento; ma allora com’è che più di dieci anni fa è stato fatto anche a Solofra?
Ormai inizio ad essere assalita dai dubbi, anche se trattandosi di alfabetizzazione la questione più che dubbi pone dei problemi reali. Facendo un rapido ragionamento logico, ne scaturisce quanto segue.
Lo straniero appena arrivato ha bisogno dei crediti per ottenere il permesso di soggiorno, tra i crediti è prevista la conoscenza della lingua italiana che equivale a 16 sui 30 necessari e da verificare al momento del rinnovo. Quindi lo straniero deve imparare l’italiano, ritengo alquanto difficile che uno straniero appena arrivato possa permettersi un corso a pagamento, per cui non gli resta altro da fare che affidarsi a qualche anima pia che glielo insegni o ai corsi finanziati dai fondi Fei. E come si suol dire, qui casca l’asino. Prendiamo ad esempio la provincia di Avellino, molto estesa e poco percorribile coi mezzi pubblici a causa degli scarsi collegamenti. Dal mio giro in rete ho avuto modo di vedere che nella città di Avellino sono presenti all’incirca 3-4 enti che forniscono questo servizio, gli altri sono presenti nella zona dell’Alta Irpinia. Tra Solofra e Montoro sono presenti molti stranieri che sfruttano le opportunità lavorative dell’indotto conciario e agricolo della zona, Solofra dista all’incirca 15 km da Avellino e Montoro un po’ di più. Considerato che lo straniero non sa parlare l’italiano, risulta difficile che possa prendere la patente e provvedere con l’automobile agli spostamenti, se poi teniamo conto degli orari di lavoro e delle poche corse degli autobus sembra piuttosto difficile che si possa andare ad Avellino, a meno che non si abbia per le mani un’anima pia che ti offra un passaggio. Eppure da queste parti gli enti di formazione e le scuole pubbliche ci sono. Sono consapevole del fatto che sono molte le variabili da tenere in considerazione in questo mio ragionamento circa l’assegnazione dei fondi Fei, ma come diceva qualcuno morto meno di un anno fa: «A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca».

Amalia Hilda Tobar Barrionuevo